Domenica 5 Maggio 2024

Strage rapido 904, il consulente: "L'esplosivo è lo stesso della strage di via D'Amelio"

La strage del rapido 904 il 23 dicembre 1984 provocò la morte di 16 persone. Atteso il 13 gennaio 2015 in aula Giovanni Brusca / PRIMA UDIENZA, RIINA IN VIDEOCONFERENZA / RIINA RINVIATO A GIUDIZIO COME MANDANTE / STRAGE RAPIDO: PROCESSO A TOTO' RIINA

Seconda udienza processo strage 904, Riina (Lo debole/bianchi)

Seconda udienza processo strage 904, Riina (Lo debole/bianchi)

Firenze, 9 dicembre 2014 - Seconda udienza oggi nell'aula bunker di Santa Verdiana a Firenze del processo per la strage del treno rapido 904 il cui unico imputato è Totò Riina, presente all'udienza in videoconferenza dal carcere di Parma. La strage del rapido 904 il 23 dicembre 1984 provocò la morte di 17 persone.

RIGETTATA LA RICHIESTA DI COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE AVANZATA DALLA REGIONE CAMPANIA - La Corte d'assise di Firenze si è fin da subito riunita in camera di consiglio dove ha deciso di rigettare la richiesta di costituzione di parte civile promossa dai legali della Regione Campania. Alla richiesta si era opposto il difensore di Totò Riina, avvocato Luca Cianferoni. Tra le vittime e i feriti della strage numerosi furono i cittadini campani che erano saliti a Napoli per raggiungere in treno Milano, dove il rapido 904 era diretto. Rigettando la richiesta della Regione Campania, la Corte d'assise ha ritenuto che non fosse possibile accoglierla poiché "tardiva" e "inammissibile", inoltre poiché proveniente da "persona danneggiata" ma non "persona offesa", quindi rappresentativa di un interesse diffuso ma non concretamente radicato nel soggetto che chiedeva l'ammissione a parte civile. L'avvocato della Regione Campania Fabrizio Niceforo aveva presentato la richiesta motivandola col fatto che "molti cittadini campani erano su quel treno quel giorno" e "la Regione Campania è offesa in reato"Alla richiesta si era opposto il legale di Riina, Luca Cianferoni, per il quale "non c'è nessun presupposto" ed è "opinabile anche sul piano del diritto sostanziale". "Su quel treno ci saranno stati anche emiliani, veneti, marchigiani - ha detto Cianferoni - qui sfugge veramente una pertinenza giuridicamente apprezzabile. Tutti i cittadini sono offesi per un attentato così vile e sanguinoso", ha aggiunto il legale di Riina. In aula non sono presenti gli avvocati del Comune di Napoli, la cui mancata costituzione in parte civile aveva suscitato polemiche.

L'udienza verso le 11:15 ha avuto un'altra pausa di alcuni minuti dopo che l'avvocato difensore di Riina, Luca Cianferoni, ha segnato alla Corte che c'erano delle disfunzioni nel video collegamento con il carcere di Parma per cui Totò Riina non sentiva bene le parole in aula. Il problema è poi stato risolto tecnicamente e l'udienza è ripresa. 

LE CONDIZIONI DI SALUTE DI RIINA - "Il mio assistito Totò Riina sta malissimo - ha poi affermato Cianferoni - e a giorni faremo un'iniziativa per la sua salute", aggiungendo solo che si tratterà di "una richiesta". A chi chiedeva quale richiesta ha detto: "Lasciatemi stare sul vago". Il boss Totò Riina è stato portato nel centro medico del carcere di Parma per essere sottoposto ad accertamenti clinici. Il capomafia, da tempo affetto da problemi cardiaci, si è sentito male. "È urgente occuparsi della sua salute", ha aggiunto l'avvocato Cianferoni raggiunto telefonicamente poiché nel frattempo ha dovuto lasciare l'udienza per altri impegni professionali. Il difensore di Totò Riina farà una specifica istanza al tribunale di sorveglianza di Bologna. Tra i problemi di salute, è stato ricordato, Totò Riina, detenuto in carcere a Parma, ha avuto due infarti, ha una forma di Parkinson e problemi al fegato.

SULL'ESPLOSIVO: "LO STESSO USATO IN VIA D'AMELIO" - Nella strage del rapido 904 del 23 dicembre 1984 "furono usati 16 kg di esplosivo" perché così "il danno è grosso". Lo ha detto il consulente tecnico del pm, Giulio Vadalà, esperto esplosivista già dirigente della polizia scientifica. "L'esplosivo fu collegato su una reticella porta valigie in un corridoio del treno" e "era collegato a un sistema di trasmissione radiocomandato con un ritardo affinché esplodesse in una galleria". Sul luogo dell'attentato, ha anche detto il consulente della procura, interrogato dal pm Angela Pietroiusti, furono trovati "residui di pentrite, T4, nitroglicerina e tritolo". Pentrite e T4 compongono la base dell'ordigno definita Sentex, che ha un alto potenziale esplosivo. L'ordigno fu posto in una carrozza di seconda classe, la nona, tra l'undicesimo e il dodicesimo scompartimento. 16 furono i morti, 267 i feriti. Il consulente Giulio Vadalà in particolare ha riferito che dalle perizie sui vari attentati ricorrono "gli stessi materiali esplosivi" cioè "Semtex, composto da T4 e Pentrite, nitroglicerina e tritolo". Per la strage del treno rapido 904 fu usato "lo stesso esplosivo della strage di via D'Amelio" in cui morì il giudice Paolo Borsellino con la scorta, e "ci sono analogie riguardo ai materiali con la strage di Capaci e le stragi del 1993 a Roma, Milano e Firenze", nonché con i falliti attentati all'Addaura e allo stadio Olimpico di Roma. Per l'attentato di via D'Amelio la composizione chimica dell'esplosivo era la stessa di quella del rapido 904, ha anche spiegato il consulente del pubblico ministero, Giulio Vadalà. Riguardo agli altri attentati, sia quelli riusciti, sia quelli falliti, il consulente ha detto che gli esplosivi usati avevano le stesse basi chimiche di quello del rapido 904. Inoltre, sempre rispondendo al pm, Angela Pietroiusti, il consulente Vadalà ha riferito delle analogie tra i materiali esplosivi scoperti e sequestrati in arsenali e depositi nella disponibilità di mafiosi legati a Cosa nostra: in particolare ha fatto riferimento ai sequestri del 1985 a Poggio San Lorenzo (Rieti) e in un appartamento a Roma - depositi entrambi nella disponibilità di Pippo Calò, già condannato per la strage del rapido 904 - e al sequestro dell'arsenale gestito da Giovanni Brusca a San Giuseppe Jato (Palermo). Il consulente ha fatto rilevare anche che il Semtex è un esplosivo di produzione cecoslovacca di cui era vietata l'importazione in Italia.

CHIAMATO A TESTIMONIARE IL PROSSIMO 13 GENNAIO GIOVANNI BRUSCA - Giovanni Brusca testimonierà al processo sulla strage del rapido 904 all'udienza del prossimo 13 gennaio 2015. È stato deciso dalla Corte d'assise, su richiesta del pm Angela Pietroiusti, al momento di definire il calendario delle prossime udienze che, nella date successive, si terranno anche il 20 e 27 gennaio. Dopo la strage del rapido 904 come ricostruito dall'accusa, Brusca fu contattato da Pippo Calò perché spostasse il deposito di esplosivi che Cosa Nostra aveva a San Giuseppe Jato (Palermo), nel timore che venisse scoperto dopo la strage del treno rapido 904. Brusca ne parlò col suo boss capomafia Toto Riina il quale, però, gli disse che non c'era bisogno, che non importava farlo, e che l'arsenale poteva rimanere dov'era. Secondo quanto appreso è stato lo stesso Brusca ad averlo riferito agli inquirenti della procura di Napoli prima che l'inchiesta sul rapido 904 passasse alla procura di Firenze. Brusca ne ha parlato ai pm napoletani quando gli chiesero se ricordasse qualcosa di relativo alla strage del rapido 904 e lui citò questo episodio, risalente al periodo 1985-1986 circa. Il deposito di ordigni bellici e materiale esplosivo di San Giuseppe Jato rimase attivo fino al 1996, quando fu scoperto e sequestrato. Pippo Calò fu condannato per la strage del treno rapido 904, con sentenza definitiva, in concorso con altri due mafiosi, Guido Cercola e Franco Di Agostino, e con l'artificiere tedesco Friedrich Schaudinn.

LA TESTIMONIANZA DI UNA SUPERSTITE - "Non ebbi consapevolezza di cosa succedeva, venni catapultata fuori dal vagone. C'era panico ma non persi lucidità. Ero ferita a una gamba e avevo escoriazioni. Ma mi trascinai sui binari per uscire fuori dalla galleria, volevo salvarmi, solo dopo persi conoscenza". Così, per la prima volta dopo 30 anni, una superstite della strage del treno rapido 904 del 23 dicembre 1984, Loretta Pappagallo, di Milano, ricorda pubblicamente l'attentato in cui rimase ferita. Lo ha fatto, stamani, in una pausa dell'udienza del processo. La superstite è uno dei 267 feriti di quell'attentato che causò 16 morti tra i passeggeri del treno. "Per tanti anni non ne ho parlato in pubblico perché ho rimosso questa vicenda. Mi ha convinto mia figlia a farlo", ha spiegato la superstite dicendo anche che "mi è rimasta tanta rabbia, che ho saputo gestire nel tempo". Loretta Pappagallo ha ricordato anche cosa fece nelle fasi precedenti l'esplosione dell'ordigno a bordo: "Volevo sonnecchiare, riposare durante il viaggio per Milano, ma non ci riuscivo perché dei ragazzi tenevano la radio accesa e mi disturbava. Allora mi alzai e cambiai carrozza. Non era facile trovare posto, c'era tanta gente su quel treno che si stava spostando le festività natalizie. Poi riuscii a sedermi. Poco dopo c'è stato un lampo, un tuono indescrivibile, è saltata la luce, ci furono urla, la gente gridava, qualcuno diceva 'Può esserci un'altra bomba'".