Rave con vista sul sacro convento

La lettera

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

Firenze, 3 settembre 2014 - GENTILE DIRETTORE, in genere si dice occhio non vede cuor non duole, ma nel caso del rave party alla Rocca di Assisi (proprio sopra la basilica di San Francesco) nessuno poteva non vedere (prima) e non sentire (durante). Musica ossessiva e soprattutto, come accade in questi raduni, droga. Nessuno sapeva di questo affronto programmato alla città? Nessuno paga? Katia Nerini, via mail

Risponde il direttore Marcello Mancini

CERTO, NOI ITALIANI siamo proprio gente strana (e un po’ cialtrona): siamo pronti a scandalizzarci e a montare un caso planetario per una piazza - sia pure monumentale - concessa allo svolgimento di una tranquilla festa o di una innocua cena, mentre, senza batter ciglio, vengono consentiti raduni di giovani che sappiamo, da consuetudine, imbottiti di alcol e droga, vicini a luoghi che custodiscono altri valori. In questo caso non è stato messo a repentaglio solo il monumento, la Rocca di Assisi, ma la trasgressione ha invaso il centro della spiritualità, disturbando, anche rumorosamente, la sacralità del luogo. Siamo fatti così: usiamo due pesi e due misure. E spesso ci tiriamo la zappa sui piedi, perché almeno per l’affitto delle piazze storiche c’è un vantaggio economico da non disdegnare, qui il comune di Assisi ha incassato solo la tassa sul suolo pubblico. Non valgono tanto le regole di salvaguardia, quanto si dovrebbe usare l’intelligenza nel rilascio dei permessi. Ma di queste sperequazioni ci si accorge solo quando sono già successe.

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