Ecomafia, Toscana settima nel rapporto nazionale di Legambiente

Calano in generale le infrazioni ambientali, ma aumentano i furti nei musei e nelle aree archeologiche con scavi clandestini. Anche nel ciclo del cemento non si riesce a voltare pagina

La conferenza stampa di Legambiente

La conferenza stampa di Legambiente

Firenze, 7 luglio 2015 - Scende di una posizione la Toscana, che nel rapporto Ecomafia di Legambiente si assesta al 7° posto nella classifica nazionale tra le regioni più colpite dalla criminalità ambientale. Nonostante il calo delle infrazioni, in totale 1.695 (il 5,8% dei reati su scala nazionale), dovuto al positivo decremento nel settore del racket degli animali e degli incendi boschivi - oltre al lieve calo per i reati nel ciclo dei rifiuti (che scendono da 412 a 365, con una media che resta di un reato al giorno) - nel ciclo del cemento non si riesce a voltare pagina. Il mattone selvaggio, che spalanca le porte a ditte in odore di mafia, ci piazza anche quest’anno alla sesta posizione, con infrazioni accertate in aumento, 595 persone denunciate e 89 sequestri. Nota assai dolente resta l’ecocriminalità, in cui la Toscana si riconferma tra le più colpite per le aggressioni al patrimonio.

Altro anno intenso dunque per le forze dell’ordine, in particolare per il Comando dei Carabinieri, alle prese con i tanti reati commessi ai danni del nostro immenso tesoro storico-culturale. A presidiare la classifica nazionale, come una delle regioni maggiormente colpite dai ladri di opere d’arte troviamo proprio la Toscana (4°posto, con 73 furti pari all’8,6% sul totale nazionale). In aumento anche i furti nei musei e nelle aree archeologiche con scavi clandestini. La fotografia che emerge dal capillare lavoro di monitoraggio delle forze dell’ordine (in particolare Carabinieri, Guardia di finanza e Corpo Forestale dello Stato) vede scendere rispetto allo scorso anno il numero di denunce (da 2008 a 1726) e di sequestri (da 559 a 397), ma aumentare gli arresti (da 2 a 8).

“Dopo 21 anni di battaglie, la legge n. 68 del 22 maggio 2015 ha introdotto i delitti contro l’ambiente nel Codice Penale – ha detto Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana -. Questa edizione del rapporto Ecomafia, realizzato col contributo di Cobat, non può che aprirsi quindi con la speranza che questo 2015 sia uno spartiacque, l’anno in cui le ecomafie e l’ecocriminalità cominceranno ad essere contrastati con gli strumenti repressivi adeguati”. Nonostante il lieve miglioramento, resta un settore ancora dolente quello del ciclo dei rifiuti dove la nostra regione scende in positivo rispetto all’anno scorso nonostante cifre preoccupanti,pari al 5% di reati accertati del totale nazionale, 347 persone denunciate, 4 arresti e 105 sequestri effettuati. È Firenze la provincia con il numero più alto (56) d’infrazioni, seguita da Prato (55), Lucca (48) e Livorno (45).

“Dal 2002 a oggi – spiega Ferruzza - sono state concluse 48 indagini per traffico organizzato di rifiuti, che hanno coinvolto a vario titolo diverse aziende toscane, il 16,8% sul totale delle inchieste concluse su tutto il territorio nazionale, con 92 ordinanze di custodia cautelare, 401 persone denunciate e ben 45aziende coinvolte. In sostanza, dalle evidenze investigative notiamo come la Toscana sia stata – ed è ancora – un territorio di transito di flussi illeciti di rifiuti, che vengono o smaltiti illecitamente o reimmessi nel mercato parallelo del riuso (tessili) e riciclo (scarti ferrosi, tessili, etc.)”. Nel 2014 il settore più redditizio per le organizzazioni criminali è stato quello agroalimentare, il cui fatturato a livello nazionale, tra sequestri e finanziamenti illeciti ha superato i 4,3 miliardi (l’anno prima era intorno ai 500 milioni) per 7.985 reati accertati. Anche il racket degli animali vede un lieve miglioramento. Bracconaggio, commercio illegale di specie protette, allevamenti, pesca di frodo. Ma anche le nuove norme contro il maltrattamento degli animali di affezione. La Toscana, scende all’8° posto della classifica, con numeri però sempre preoccupanti: 416 le infrazioni accertate, con una percentuale sul totale del 5,3%, 310 denunce, 164 sequestri e una persona arrestata.

Tra le poche buone notizie di questo rapporto, c’è la drastica riduzione del numero di incendi nelle superfici boschive. La Toscana, infatti, grazie ad un’estate anomala per le sue piogge, scende in positivo dal 7° posto al 10° nella classifica nazionale. Diminuiscono notevolmente anche le infrazioni accertate (da 203 a 85) con il 2,8% sul totale, e diminuiscono anche le persone denunciate (da 44 a 20) e da 8 a 3 anche i sequestri. Purtroppo I professionisti dell’ecomafia in Italia continuano a crescere: 324 i clan monitorati fino ad oggi, che oltrepassano i confini nazionali, vedono i propri interessi economici aumentare e per questo finiscono per assumere sempre più la forma di una vera e propria impresa al cui interno operano figure professionali precise e definite. Come il ‘truffatore agroalimentare’ che, ai danni della salute dei consumatori, etichetta e vende prodotti di scarsissima qualità, scaduti o addirittura nocivi, sotto false diciture; o il contrabbandiere di cuccioli che si macchia dei reati di compravendita illegale, occupazione di suolo pubblico, accattonaggio, truffa e maltrattamento; oppure il ‘mercante di archeomafia’ che, avvalendosi di squadre di cercatori, saccheggia i siti archeologici per rivendere anfore e statuette sul mercato nero dei tanti collezionisti. “Nonostante il lieve miglioramento, la Toscana dunque non può certo rallegrarsi – conclude Ferruzza -. Siamo sempre nella fascia più appetita dai criminali ecomafiosi, non possiamo permetterci il lusso di abbassare la guardia. Magistratura, forze di polizia, società civile, tutti assieme, dobbiamo fare ciascuno nel proprio ambito la nostra parte. A maggior ragione oggi, che con l’entrata in vigore della legge sugli ecoreati abbiamo strumenti di contrasto più adeguati allo scopo”.

Maurizio Costanzo

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