Scandicci (Fi), 22 novembre 2013 - Chiude in danza domani sera l’ottava edizione dello Zoom Festival, in scena al Teatro Studio di Scandicci. Tre coreografie di Irene Russolillo, Davide Calvaresi e Francesca Duranti, tre studi di danza della durata di 20 minuti ciascuno, saranno presentati in sequenza con un biglietto unico a 7 euro.

“Buffamente aggressiva, tra crisi di nervi e lesbo power”, Irene Russolillo definisce la coreografia che ha ideato e interpreta su  musiche di Caetano Veloso e Parov Stelar in una produzione Aldes.
“All’inizio del processo creativo – spiega -  ho lavorato sul meccanismo di richiesta d’attenzione altrui. Meccanismo non sempre volontario anzi, talvolta, innescato dal tentativo di non farsi notare o da una situazione di imbarazzo; un tempo-luogo intimo che si realizza sì in solitudine, ma anche sotto lo sguardo e il giudizio degli altri. Ho cercato di dare forma e voce ad una figura femminile che agisce come in un flusso di coscienza piuttosto fisico-corporeo, lasciando emergere gli eterni dualismi mascolino/femmìneo ed erotico/nevrotico, così spesso martoriati di cliché. Una donna che cerca di farsi ascoltare.  Buffamente aggressiva, affannandosi nel proprio dramma e dicendo più del dovuto, passa dallo stereotipo della donna sull’orlo di una crisi di nervi, alla determinazione da lesbo power, alla stucchevolezza da fiaba romantica. Così percorre diversi ambienti e stati emotivi, mettendo in luce le proprie fragilità, i momenti di titubanza, le gote che arrossiscono, gli sguardi che fuggono.”


Immagine video e movimento sono le basi della performance di Davide Calvaresi in “Display”: racconta  l'inadeguatezza e l'isolamento dell'uomo contemporaneo, che da dietro una finestra osserva e descrive il mondo. La finestra è lo schermo/monitor su cui ci affacciamo quotidianamente, il limite che distorce e deforma la visione. Attraverso il collage e l'accostamento di immagini video, il personaggio in scena racconta il bisogno di qualunque essere vivente, di tenere stretto qualcosa nelle mani mentre tutto gli sfugge; una cosa in cui placare l’angoscia dell’isolamento, che gli possa aprire uno spiraglio e che gli consenta di riconoscere e riconoscersi nei segni. Dal dentro al fuori, da una cornice che chiude un’immagine a un’immagine che dischiude.

Francesca Duranti firma e interpreta “Non so come stare” con live electronics di Daniele Borri:  esplora l’identità di una generazione definita “X”. Il lavoro prende avvio dalla sensazione di spaesamento e senso di esclusione rispetto a un mondo che ha iniziato a parlare una nuova lingua. Colpo di coda del romanticismo anni Novanta? Eccesso, ribellione, gioia sacrilega proveniente da quegli anni si unisce a un mondo dai valori
fluidi e reversibili, che non si lascia più polarizzare in estremi nitidi e riconoscibili, ma fluttua indefinito
e infinitamente reversibile. Da cui la scomoda sensazione di estraneità, di eterno ritardo, di
essere costantemente fuori posto. “Ritardo” e “fuori posto” tracciano esattamente la partitura alla
base del lavoro, allo stesso tempo immaginaria, esistenziale e corporea.

Informazioni:
www.compagniakrypton.it/teatrostudio.html