Poste, corteo e presidio dei lavoratori: "No alla privatizzazione" / FOTO

Mobilitazione contro la manovra del Governo

Poste, lavoratori in protesta (Foto Umberto Visintini/NewPressPhoto)

Poste, lavoratori in protesta (Foto Umberto Visintini/NewPressPhoto)

Firenze, 27 luglio 2016 - Dipendenti di Poste Italiane in protesta contro la manovra del Governo che prevede, spiega una nota dei sindacati Slc-Cgil, Cisl-Slp, Uilposte, Failp-Cisal, Confsal e Ugl della Toscana, la cessione del 35% di Poste Italiane a Cassa Depositi e Prestiti, al cui interno sono presenti le fondazioni bancarie, competitor di Poste. Per il restante 29,7%, scrivono ancora i sindacati, ha deciso un’ulteriore vendita in borsa, come avvenuto per il 35,3% già venduto lo scorso ottobre.

Il corteo e presidio davanti alla Prefettura in via Cavour: "Il Governo così non solo si priverà di un’entrata sicura dovuta ai dividendi che Poste distribuisce agli azionisti - attaccano i sindacati - ma smantellerà di fatto un servizio pubblico che interessa milioni di cittadini, visto che Poste Italiane effettua ancora un servizio sociale e universale, con una presenza capillare in tutto il Paese. La privatizzazione decisa dal Governo compromette l’unicità aziendale e pone seri dubbi sul futuro della più grande azienda del nostro Paese. Sono a rischio i settori più deboli come il recapito e la logistica, e regna incertezza nei settori più forti come il bancario e l’assicurativo visto che Cassa Depositi e Prestiti è, in parte, in mano alle fondazioni bancarie".  

Le ragioni della protesta:

-  La carenza di personale negli uffici impedisce la copertura delle postazioni di sportello, delle sale consulenza, dei ruoli specialistici, con gravi ricadute  sui lavoratori e sulla clientela. - Mancate trasformazioni dei part time in full time - Strumenti e attrezzature di lavoro obsoleti che rallentano le procedure di lavoro, con postazioni lavorative spesso non a norma - Il ricorso a continui distacchi/trasferte per coprire le carenze strutturali degli uffici - Bugdet assegnati agli uffici postali irraggiungibili, con pressioni commerciali che non rispettano il protocollo nazionale sottoscritto tra azienda e sindacati - Carenza di strumenti e mezzi idonei che spinge i lavoratori all’uso del proprio automezzo per gli spostamenti  

Queste invece le motivazioni dello sciopero nel settore del recapito: - La riorganizzazione del recapito a giorni alterni ad Arezzo e Prato, dove è partito il programma come previsto dall'azienda, non sta funzionando. Ci sono notevoli quantità di giacenza di posta non recapitata nei tempi previsti. Come sindacati abbiamo già chiesto la sospensione della riorganizzazione, che di fatto ha già prodotto un centinaio di posti di lavoro in meno - Mezzi di trasporto e strumenti di lavoro del recapito mal funzionanti, con manutenzione carente e non sufficienti a coprire tutte le zone, palmari obsoleti che perdono continuamente la rete - Mancato utilizzo del personale part-time a tempo indeterminato che ha dato la disponibilità a lavorare con la clausola elastica, con continue assunzioni di personale CTD nei centri di recapito ed al CMP di Firenze - Flessibilità operativa e lavoro straordinario usati oltre alle casistiche previste dagli accordi, con richieste e pressioni comportamentali da parte dei responsabili dei centri   

Per questo i Slc-Cgil, Cisl-Slp, Uilposte, Failp-Cisal, Confsal e Ugl della Toscana hanno deciso di scendere anche in piazza oggi.

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