Caso Magherini: "Un calcio, forse due furono dati"; tensione tra un teste e gli amici della vittima

Il processo a Palazzo di Giustizia. Sfilano i testimoni che ripercorrono quella notte

Uno striscione fuori da Palazzo di Giustizia (New Press Photo)

Uno striscione fuori da Palazzo di Giustizia (New Press Photo)

Firenze, 2 novembre 2015 - "Uno o forse due calci furono dati": è la testimonianza di un membro delle forze dell'ordine che la notte della morte di Riccardo Magherini era sul luogo della tragedia. Questo emerge dall'udienza che si è svolta oggi a Palazzo di Giustizia di Firenze nell'ambito del processo di primo grado per la morte dell'uomo, ex calciatore. In questa tornata di udienze sfilano i vari testimoni di quella notte. In uno dei video girati dai cittadini nella strada in cui morì Magherini si sente una voce che dice "I calci no". Pur non avendo certezze sugli eventuali calci sferrati a Magherini, uno dei testimoni dice appunto che "uno forse due calci furono dati". 

l pm Luigi Bocciolini, le parti civili - per la famiglia di Magherini c'è l'avvocato Fabio Anselmo - e le difese hanno chiesto ai testimoni chiarimenti su vari aspetti. È stata quindi la serata del decesso seguendo gli atti della polizia giudiziaria. Da quanto emerso, è confermato che Riccardo Magherini ebbe una serata tranquilla finché ceno al ristorante e si recò in taxi all'hotel di interlocutori arabo-sauditi con cui stava trattando un incarico di lavoro. Ma uscito dall'hotel S.Regis - dove alla pg risulta che abbia bevuto tre bicchieri di cognac - entrò in uno stato di fortissima agitazione, con crisi di panico e timori di essere perseguitato, culminato nell'intervento di pattuglie del 112 e personale del 118. Sfondò, a spallate, le vetrate di due pizzerie diverse, ritenendo di essere inseguito e chiedendo aiuto, anche - ha ricordato un testimone - «inginocchiandosi per terra, in strada, e chiedendo aiuto ai passanti a mani giunte». Un pizzaiolo lo fece entrare, ma lui fuggì ancora, come assalito da incubi. Poiché compieva dei danneggiamenti furono fatte telefonate al 112 e al 118, da cui poi l'intervento in cui Magherini morì. Interrogando un carabiniere del Ris è stato chiesto dal pm se era normale che venissero fatti rilievi in piena notte per dei danneggiamenti, ma così furono le disposizioni gerarchiche impartite quella volta.

Attimi di tensione, poi ricomposti da forze dell'ordine e avvocati, ci sono stati con gli amici di Magherini - che hanno affollato l'aula - quando lo stesso teste, uscendo a fine deposizione, avrebbe detto a qualcuno di loro «Mi guardi, eh?». Inoltre, da un intervento delle difese, è emerso - sempre dalla risposta di un testimone - che « Magherini aveva la camicia slacciata e un giubbotto sopra» (le segnalazioni dei cittadini alle forze dell'ordine parlavano di un uomo che urlava nelle strade dell'Oltrarno correndo a torso nudo) ma che poi «i vestiti sono stati smarriti».

«All'obitorio per l'autopsia non riuscimmo a recuperarli e si pensò che li avessero presi i familiari», ha detto sempre un teste della pg. Poiché la stessa famiglia aveva segnalato la mattina successiva che Riccardo era assuntore di cocaina «e che stavano cercando di risolvere questo problema», fu perquisita la casa della madre, sulla collina sopra Firenze, dove viveva il 40enne, ma non fu trovata droga bensì «medicinali». La prossima udienza il 30 novembre.

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