Presidio in via Palazzuolo: "Troppe falle, non se ne esce"

Residenti scettici: "Non cambierà nulla. Siamo prigionieri dell’illegalità" "

Polizia in via Palazzuolo

Polizia in via Palazzuolo

Firenze, 1 settembre 2015 - UN TEMPO strada di artigiani, via Palazzuolo ha perso l’occasione di diventare un vero quartiere multietnico per trasformarsi invece in una sacca di illegalità e microcriminalità. Risse, furti, attività economiche ambigue scandiscono i ritmi giornalieri. Dopo le botte e i feriti di qualche giorno fa, sindaco, questore e prefetto hanno deciso di assegnare a via Palazzuolo un presidio fisso della polizia. Mentre gli agenti pattugliano con la volante i cinquecento metri da via dei Fossi a via Il Prato, quei pochi negozianti e residenti italiani che sono rimasti scuotono la testa scoraggiati. Ormai attività e ristoranti che non sono stranieri rappresentano un semplice intercalare a minimarket, macellerie halal, internet point gestiti da esercenti magrebini, indiani e africani. «Via Palazzuolo è in mano agli stranieri – ci racconta una signora che lavora nella strada e che preferisce rimanere anonima –. Non si tratta di un problema di razzismo, ma di illegalità. Si è creato un circuito chiuso di gestione e fruizione, dove non vengono rispettate le più banali norme igienico-sanitarie. In alcuni minimarket non entra mai nessuno, eppure so che l’affitto costa tanto. Benvenuto il presidio fisso della polizia, ma tanto la situazione non cambierà molto».

Una delle poche botteghe storiche rimaste nella via è quella del bronzista. «Se l’attività artigiana non trova eredi – spiega l’attuale titolare – la bottega chiude e il fondo rimane sfitto. La convivenza con gli stranieri, almeno durante il giorno, non è pesante. Ognuno bada ai fatti suoi. Il problema è che ormai questa strada è stata lasciata in mano al degrado. Adesso è difficile tornare indietro». Pochi degli esercenti intervistati credono nei buoni propositi lanciati dal Comune dopo l’ennesima rissa, e qualcuno propone l’idea di un poliziotto di quartiere. «Già cinque anni fa, quando una persona fu aggredita da un gruppo di uomini nigeriani – spiega un altro negoziante –, dopo l’intervento con assetto antisommossa, il sindaco ci venne a trovare promettendo più attenzione nel concedere spazi alle nuove attività. Non mi sembra che sia cambiato niente, se non in peggio». Nessuno parla con accenti razzisti, ma la tensione è sempre alta. Sguardi obliqui, locali nascosti in un’oscurità poco invitante, minimarket dove sono accatastati cibo e generi di altro consumo, rendono bene l’atmosfera della doppia personalità di questa strada. Divisa tra scorci alla Pratolini e scene degne di un quartiere di Beirut, la quotidianità di via Palazzuolo continua la sua schizofrenica normalità. «Nessuno mi ha mai dato noia – spiega una signora residente –, però in questa strada si riuniscono gruppi di uomini pericolosi. Vederli tutti insieme, soprattutto d’inverno, quando non c’è nessuno, crea una certa ansia. Poi, con la sera, iniziano le ubriacature, le urla e le botte. Ma tutto questo qui è normale. La polizia lo sa». 

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