Referendum, Salvini in Santa Croce: "Oggi comincia una lunga marcia" / VIDEO / FOTO

Il leader della Lega: "Se mi chiedono di fare il premier? Io ci sono". In piazza dei Ciompi presidio degli antagonisti contro la manifestazione organizzata dal Carroccio. SFIDA PER LA LEADERSHIP A DESTRA Parisi: "Noi non siamo quella roba lì"

Matteo Salvini in piazza Santa Croce a Firenze

Matteo Salvini in piazza Santa Croce a Firenze

Firenze, 12 novembre 2016 - Matteo Salvini riempie piazza Santa Croce a Firenze con la manifestazione per il no al referendum, ma in realtà il "no" della piazza è ad ampio spettro contro il governo e in particolare contro Matteo Renzi. Una settimana fa era il sabato del presidente del consiglio nella sua città, alla Leopolda, sette giorni dopo tocca al candidato premier in pectore del centrodestra arringare la folla. Già, perché in conclusione di comizio rompe gli indugi e spiega di aver risposto così a una cronista che gli aveva domandato se avesse intenzione di candidarsi alla guida del governo: "Io sono solo uno, una piccola pedina. Ma non è piu' tempo di avere paura e se siete d'accordo con oggi da Firenze si parte per andare a vincere e io la faccia ce la metto. Non ho paura di niente e di nessuno".

Un pomeriggio baciato dal sole (e Salvini non manca di aggiungere i meteorologi ai "gufi" della sua lista) iniziato con circa 300 pullman arrivati a Firenze da tutta Italia e i militanti veneti che hanno improvvisato un corteo sul lungarno: ci sono tanti striscioni del nord, di tutto il nord, ma anche delle Marche, della Puglia, numeroso il gruppo della Liguria. Alla fine non può mancare il balletto sui numeri: per la Questura c'erano 10mila persone in piazza, Salvini parla addirittura di 50mila, cifra che però non è plausibile (la piazza non è così capiente).

Le bandiere dominanti sono della Lega Nord, insieme a quelle della Padania, sul fondo della piazza quelle di Fratelli d'Italia. Salvini aveva voluto una piazza aperta a tutti i contrari alla riforma costituzionale, ma ovviamente i 5 Stelle non c'erano. Più pesante l'assenza, annunciata, di Forza Italia, presa più volte di mira, soprattutto quando sul palco è stato osannato il sindaco leghista di Padova, Massimo Bitonci, la cui giunta è caduta proprio ieri per mano di quello che salvini ha definito "un accoltellamento". C'era Giovanni Toti, sì, e anche il sindaco forzista di Foggia, ma non c'era il partito. E Salvini ribatte a Parisi, che aveva parlato "di quella roba che c'è a Firenze": "rispondiamo con questa piazza. Sfigati...".

Prima dell'inizio degli interventi Daniela Santanchè si concede ai selfie con i militanti, poi salgono sul palco decine di sindaci in fascia tricolore e anche due governatori: Toti, appunto, e Roberto Maroni, applauditissimo. E si comincia con il cantante Matteo Tiraboschi che intona una versione particolare del Nessundorma, che si chiude con un invito a votare no. Il primo intervento è del professor Paolo Becchi, dell'Università di Genova, già considerato ideologo del Movimento 5 Stelle degli albori.

In piazza non si percepisce la presenza, nella vicina piazza dei Ciompi, il presidio degli antagonisti contro la manifestazione di Santa Croce. 

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Parlano i sindaci in rosa, da quella di Savona alla neoeletta prima cittadina di Monfalcone, Anna Maria Cisint, a Susanna Ceccardi, eletta a simbolo della Lega che in Toscana ha strappato un feudo rosso come Cascina, in provincia di Pisa.

Parla Giorgia Meloni, il cui intervento è a tutto campo contro il governo: immigrazione e Unione Europea prima di tutto e bordate contro la "sinistra radical chic". Tutti in festa per Trump, che ha ispirato anche i cartelli blu con scritto "Salvini premier" che accolgono il leader della Lega sul palco.

"Buongiorno Firenze, è uno spettacolo", ha esordito. "Questa non è una piazza come quella della Leopolda che dice 'fuori, fuori', qui chiunque ci dà una mano a costruire un futuro migliore è il benvenuto".

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Per Salvini nel mirino c'è Renzi a tutto tondo. Annuncia che lo denuncertà "perché comprarsi gli indirizzi di milioni di italiani residenti all'estero per spedire la letterina sul referendum è un reato e ne dovrà rispondere a qualche giudice. Quando noi abbiamo chiesto questi indirizzi ci hanno detto no, c'è la privacy. Ora o paga Renzi o paga il ministro dell'Interno. Oppure vanno in galera tutti e due, vediamo se c'è un giudice che vuole fare rispettare la legge". esalta il trumpismo, prende in giro gli "sfigati come Bruce Springsteen e Madonna, che ha risparmiato le energie". Dice no agli inciuci, che se vince il no si va subito a votare perché "se vince il no scelgono i cittadini, non Mattarella. Chi è Mattarella? chi rappresenta?".

Del referendum, per la verità, non si parla molto. Il significato politico del voto del 4 dicembre è chiaro, questa riforma (che Maroni definisce una "schiforma") non piace e per piazza Santa Croce va bocciata, ma il no assume un significato più ampio, un no al governo Renzi in tutto e per tutto.

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