Pd, nel bunker assediato dei renziani: "Scissione? Peggio per loro"

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Renzi a Palazzo Vecchio

Renzi a Palazzo Vecchio

Firenze, 18 febbraio 2017 - Un'ora a sorpresa nella Sala di Clemente VII, per ritrovare l’antico profumo di Palazzo Vecchio. Matteo Renzi ieri c’è arrivato in bicicletta per andare a salutare l’amico Dario Nardella. E anche in queste ore complicate ha subito chiosato su Instagram: «In visita a Palazzo Vecchio, ospite di Dario, nell’ufficio più bello del mondo».

In realtà nel luogo che era e resta il fortino politico del giglio magico. Base di partenza di tutte le battaglie. Pronto alla scissione? Un piede sul pedale e il sorriso allargato Matteo ha dribblato la domanda. «Ma secondo voi...». A Nardella in realtà, spaziando fra congresso e cose fiorentine, Renzi ha detto che la trattativa è ancora in corso.

E il sindaco ha risposto: «Da ex Ds – ha poi detto Nardella - gli ho consigliato di valorizzare tutto quel mondo di ex Ds che sono con lui, penso ad amministratori come Bonaccini ma anche Martina, Orfini e Fassino. C’è un grande mondo di ex Ds che sta lavorando per tenere unito il partito e soprattutto è dalla sua parte».

Anche se nel vecchio fortino non tutti la pensano proprio come lui. Da queste parti la voce che scivola nei corridoi è che: «Chi se ne vuole andare. Vada». Perchè della guerra fra compagni c’è anche chi si è stufato.

«Pensare – ricorda Massimo Fratini, vicepresidente del consiglio comunale – che mi definivano un renziano critico e mi volevano iscrivere al Wwf perchè dicevano che ero in via di estinzione. Col senno di poi dovevamo andare a votare ai tempi di ‘Enrico stai sereno!’. Oggi penso che non si può fare una minoranza barricadera a tutti i costi. Prima il congresso sì, ora non basta più. Basta! La scissione è già avvenuta. Ognuno per la sua strada si va più lontano».

Meno drastico, ma sulla stessa linea il capogruppo Angelo Bassi: «Parlare ancora? Si è già parlato tanto. E nella minoranza non ho visto poi tanto amore per il Pd. Vorrebbero un congresso in dieci mesi. E i problemi del Paese allora?» Chi soffre la separazione invece è Cecilia Pezza, da sempre vicina ai Giovani Dem, che guida la commissione Lavoro e su Fb scrive appassionata: «Ho dedicato dieci anni a questo Pd. Con fiducia, fatica e passione. Anni di feste, pullman, campagne elettorali, impegno amministrativo, Giovani Democratici, riunioni in circoli sperduti e Case del Popolo, compagni incontrati, amicizie nate e poi rovinate, esami universitari rimandati, speranze. Senza dubbio gli anni più belli della mia vita, e non sono la sola a pensarla così. Una storia piccina, per carità, ma intensa e piena di fiducia. Qualsiasi cosa succeda nei prossimi giorni, sappiate tutti che siete responsabili del mio e del nostro tempo».

La segue sullo stesso terreno Leonardo Bieber che presiede la commissione urbanistica: «Vivo tutto questo con profonda sofferenza e passo le giornate a rispondere ai compagni che non capiscono quello che sta accadendo. Nel 2007 ero al Mandela Forum e me le ricordo le lacrime di Piero Fassino. Molti dei nostri giovani sono politicamente nati nel Pd e vivono questa spaccatura come un baratro pericoloso. Ma chi oggi vuole la scissione si rende conto che rischiamo di consegnare il Paese ai populisti a cinque stelle oppure di far aumentare ancora la massa di chi non crede più abbia un senso andare a votare?».

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