Firenze, 5 novembre 2011 - Cori di critiche a Matteo Renzi, oggi a Roma alla manifestazione del Pd in piazza San Giovanni. Se la folla lo ha fischiato e contestato anche pesantemente, l'accoglienza di molti dirigenti del Pd è stata tutt'altro che fredda. Veltroni, Franceschini, Enrico Letta, Paolo Gentiloni, ma anche diversi deputati e dirigenti come Sassoli, Damiano, Melandri, in tanti si sono avvicinati per stringergli la mano e scambiare qualche battuta quando il sindaco di Firenze è arrivato nel retropalco della manifestazione.

 

Dopo aver lanciato il 'big bang delle idee', di fatto una sfida nel merito alla leadership del Pd, Renzi ha voluto essere a Roma oggi, nonostante in passato non abbia sempre condiviso la scelta del partito di scendere in piazza. Al suo arrivo però i militanti del Pd lo hanno definito "un populista" invitandolo a "tornare ad Arcore da Berlusconi".

 

Parole dure di fronte alle quali Renzi non si è lasciato minimamente demoralizzare e ai numerosi giornalisti che lo aspettavano come di solito fanno con i 'big' del partito, ha detto la sua (video): "Sono qui perché faccio parte del partito" ed "è assurdo che io non venga alla manifestazione del mio partito, è assurdo che io non possa esprimere le mie idee". Idee che sono spesso, come oggi, critiche proprio verso la sua parte politica: "Chi continua a vivere di anti-berlusconismo deve capire che tra poche ore Berlusconi andrà in pensione e ci andranno anche loro.
Berlusconi è il passato io parlo del futuro".

 

E pensando al futuro il sindaco di Firenze ha voluto sottolineare che sbaglia chi lo contesta: "Mi dispiace perchè vuol dire non capire che per vincere ci vogliono voti nuovi. Non si risolve niente cacciando colui che ti è antipatico. Il Pd che si apre è la vera sfida e il Pd è casa mia". Deve essere questa consapevolezza, la necessità di voti nuovi e idee nuove, che ha destato l'interesse di molti dirigenti del Pd che stavolta lo hanno accolto calorosamente tra di loro, sotto quel palco dove Renzi si è trattenuto a lungo, anche durante il discorso di Bersani, per poi andarsene senza ascoltarlo.

 

Prima la pacca sulla spalla da Letta, poi Franceschini che ironizzando sulla sua ormai evidente notorietà, si è avvicinato al sindaco chiedendogli un autografo. Solo uno scherzo ovviamente ma sono segnali di un atteggiamento diverso nei confronti del ribelle 'rottamatore'. E forse non è un caso che a mostrarsi più attenta verso Renzi sia quella stessa parte del Pd (Veltroni, Letta e Franceschini) che all'ultima Direzione ha sollevato dubbi sulla linea del segretario e che chiede con insistenza che il Pd si schieri a favore di un governo di transizione e per un'alleanza con i centristi, criticando l'ipotesi di Vasto, quella parte che sulla famosa lettera della Bce, e quindi sulla politica economica, ha un'opinione più vicina a quella di Renzi che alla segreteria. E Bersani? Tra lui e Renzi è il gelo.

 

In serata dall'entourage del segretario smentiscono che ci sia stato un colloquio tra i due a margine della manifestazione. "Non si sono neanche incrociati", spiegano. E l'unico giudizio severo su Renzi resta quello di Massimo D'Alema: "E' un fenomeno mediatico creato dalla stampa, è solo il sindaco di Firenze, come tale va valutato".