Panariello, Conti e Pieraccioni, tre amici sul palco senza nostalgia

Tutto esaurito e date triplicate per la reunion dei trio toscano

 Panariello, Conti e Pieraccioni

Panariello, Conti e Pieraccioni

Firenze, 3 maggio 2016 - Tutti pazzi per i tre toscani. La reunion dopo 20 anni di Giorgio Panariello, Leonardo Pieraccioni e Carlo Conti (appena tornato su Raiuno ogni venerdì con “I migliori anni”) continua a mietere vittime, pardon spettatori. Alle date del “Tour” già stabilite (5 settembre Arena di Verona, 1 ottobre Milano, 8 ottobre Roma, 15-16-17 ottobre Firenze, queste sold out) se ne aggiungono ora altre tre, sempre a Firenze: 12, 13 e 14 novembre. «È che a Firenze abbiamo più parenti», spiega Panariello.

Ci raccontate qualche episodio divertente di quando, venti anni fa, giravate per la Toscana con il vostro primo spettacolo?

Panariello: «Al debutto Leonardo comparve sul palco con una vestaglia che gli arrivava alle caviglie e una bandana in testa. Era convinto di dire una battuta irresistibile, con la quale avrebbe provocato un boato di risate. Invece la battuta fu accolta da un silenzio raggelante. Allora lui appoggiò la testa al microfono e, guardandoci, disse: “E ora ditemi voi...”. Un’altra volta, alla Fortezza da Basso a Siena, avevamo fatto tutto esaurito. Nel pomeriggio era piovuto e il palco era ancora umido. Leonardo entrò e davanti a 7mila persone fece una scivolata clamorosa, catastrofica. Il pubblico scoppiò a ridere e da quel momento in poi, per tutta la serata, bastava che aprisse bocca per far morire di ilarità l’uditorio...».

Pieraccioni: «Fu in quell’occasione che si stabilì la differenza tra ridere per te e ridere di te...».

Cosa avevano quei tre giovanotti di vent’anni fa che voi non avete più?

Pieraccioni: «Eravamo come quei cuccioli di cane di un anno che non stanno mai fermi. Era un momento di grande successo a livello locale, ma eravamo terrorizzati dall’idea che non l’avremmo mai avuto a livello nazionale. Perciò continuavamo a darci da fare, trovare nuove battute, nuove idee. Oggi c’è la stessa energia ma con una consapevolezza diversa, dovuta all’affetto incredibile che il pubblico ci ha tributato in questi 20 anni».

Carlo Conti, ma chi era il suo parrucchiere di allora?

«Nessuno. Avevo un sacco di riccioli che si sistemavano da soli. Allora ero bello (brusio in sottofondo da parte degli altri due)».

Panariello: «Anch’io avevo i riccioli, e per alcuni personaggi ero costretto a stirarmeli. Comunque anche certi pantaloni di Carlo che gli arrivavano al pomo d’adamo erano terribili, ma allora andavano di moda».

Pieraccioni: «Ma scusate, ve lo ricordate come erano vestiti gli Spandau Ballet?».

Pieraccioni, è vero che, al suo debutto su un palco, Conti le disse: «Hai un minuto per farci ridere»?

«È vero, ma il fatto è che prima di me si era esibito un suo amico che si era prodotto in una performance diciamo un po’ debole. Carlo deve aver pensato: se il mio amico ha avuto questo risultato, figuriamoci questo pinolo - allora non avevo barba né baffi, sembravo proprio un pinolo - cosa può combinare. Invece mi ero preparato il meglio del repertorio».

Conti: «E io pensai: questo sì che è bravo».

Erano quelli i migliori anni della vostra vita?

Pieraccioni: «I migliori sono quelli che devono venire. Adesso c’ho pure una figliola... Amo il mestiere ma non gli ho mai dato la precedenza sulla vita privata. Allora ero terrorizzato all’idea di tornare a fare il magazziniere, così come Carlo di rientrare in banca. Io sono un attore di cabaret imprestato al cinema. Il cinema è una lettera d’amore, mentre salire su un palco significa baciarsi proprio fisicamente. Ora che sono tornato single, poi, non vedo l’ora di baciare il mio pubblico...».

Panariello: «Sottoscrivo tutto quello che ha detto Leonardo ma mi fermo prima del bacio. Se vuole baciare il pubblico faccia pure ma io non sono d’accordo».

Conti: «La freschezza e la leggerezza di allora per fortuna non ci hanno mai abbandonato. Siamo rimasti sempre quelli, almeno dentro. Il nostro pubblico ci ha seguito come se fossimo la squadra del cuore, dalla seconda divisione alla Champions League. Sono d’accordo con Leonardo: oggi ho famiglia, un figlio, i migliori anni sono quelli che devono venire».

Pieraccioni: è in autostrada, alle tre di notte. L’auto si ferma. Degli altri due, chi chiama in aiuto?

«Chiamo il carro attrezzi perché Carlo dorme da 4 ore e Giorgio è in discoteca e non sente il telefonino».

Una piccola anticipazione dello spettacolo?

Panariello: «La vera sorpresa sarà Carlo Conti perché si metterà in discussione così tanto, che forse saranno costretti a cambiare il direttore artistico di Sanremo».

Pieraccioni: «Quello che terrorizza Carlo non è tanto salire sul palco, figuriamoci, a quello è abituato. No: sono le foto su Facebook e i filmati su Youtube. Perché dal vivo ogni cosa è simpatica, ma vista e rivista in video diventa terribile. E fra vent’anni chi glielo spiega al su’ figliolo Matteo che, dei tre, lui era considerato il più serio?»

Panariello: «Senza contare il costume che indosserà. È un costume che Renato Zero metteva nel ’64, ma non posso dire di più».

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