Festa della Toscana, ecco com'è nata

Ecco da dove nascono le celebrazioni del 30 novembre

Bargello, antico Palazzo di Giustizia di Firenze, oggi sede dell'omonimo museo

Bargello, antico Palazzo di Giustizia di Firenze, oggi sede dell'omonimo museo

Firenze, 29 novembre 2015 - Il 30 novembre si celebra la Festa della Toscana, in ricordo dell’abolizione della pena capitale da parte del Granduca Pietro Leopoldo. Un sovrano illuminato, alleato della libertà e del progresso, il primo nella storia a eliminare la pena di morte, ispirato dal celebre saggio di Cesare Beccaria.

Era il 1764 quando Cesare Beccaria pubblicò un breve saggio dal titolo "Dei delitti e delle pene". Il tema gli era stato suggerito dall'amico e mentore Pietro Verri, personalità centrale dell'Illuminismo lombardo, che proprio durante una delle famose riunioni nel suo palazzo propose al giovane milanese di scrivere un'opera contro la pena di morte. Il saggio venne stampato a Livorno per evitare problemi con la censura, e il successo fu immediato.

La proposta dell'autore di abolire la tortura e la pena capitale si scagliava contro una pratica secolare, dove l'esecuzione di un condannato appariva insindacabile, mentre la confessione veniva considerata “la regina delle prove”, e dunque ogni mezzo per ottenerla risultava altrettanto lecito. La pena capitale seguiva una ferrea gerarchia: i cardinali, per esempio, avevano diritto a essere strangolati in Castel S. Angelo con una corda d'oro e porpora, mentre ai nobili era riservata una rapida decapitazione con un colpo d'ascia.

La morte di un plebeo, invece, era preceduta da una lunga serie di torture, quali accecamento, taglio di lingua e orecchie, o ancora laparotomie con ferri roventi. Nonostante le violente reazioni da parte dei conservatori, in breve tempo Dei delitti e delle pene divenne il testo più importante e diffuso dell'Illuminismo italiano, uscendo dai circoli intellettuali e varcando i confini dell'Europa. Lo stesso Voltaire scrisse che Beccaria aveva liquidato “gli ultimi avanzi di barbarie”.

Fu il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo a fare di questo saggio la sua guida spirituale, seguendo alla lettera i precetti del Beccaria. E così, dopo oltre vent'anni di studio insieme ai suoi consiglieri, il 30 novembre del 1786 Leopoldo riformò il codice penale, abolendo la pena di morte e la pratica della tortura.

Il Granducato di Toscana fu così il primo stato al mondo ad eliminare, in un colpo solo, residuati dell'epoca medioevale, come il delitto di lesa maestà, la tortura e la pena di morte.

Nella città di Firenze, in seguito all'emanazione del Codice leopoldino, patiboli e strumenti di tortura vennero bruciati in un falò appiccato di fronte a palazzo del Bargello. I detrattori della riforma temevano che il Granducato sarebbe finito ostaggio di criminali e taglia gole. Ma i fatti li smentirono clamorosamente: quando Leopoldo venne a Firenze nel 1765, la media dei delitti era di circa 2.000 all'anno; quando ne ripartì la cifra ne segnava 300.

La Festa della Toscana, che si celebra ogni anno il 30 novembre, è stata istituita nel 2000 dal Consiglio Regionale per ricordare questo evento straordinario, riconfermando l'impegno per la promozione dei diritti umani, della pace e della giustizia con numerosi eventi e incontri su tutto il territorio.

L'edizione 2015 della ricorrenza è dedicata a “Le riforme di Pietro Leopoldo e la Toscana moderna: iniziativa economica (liberalizzazioni); delle comunità (enti locali e loro identità); dell’organizzazione corporativa (scioglimento delle corporazioni e costituzione delle camere di commercio); dei diritti umani (abrogazione della pena di morte e della tortura)”.

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