Eutanasia, il grido del cardinal Betori: "No all'umiliazione e all'abbandono del malato"

L'omelia durante la Giornata diocesana dedicata appunto al tema degli ammalati

Il cardinale Giuseppe Betori, presidente dei vescovi toscani (Germogli)

Il cardinale Giuseppe Betori, presidente dei vescovi toscani (Germogli)

Firenze, 2 marzo 2015 - La trasfigurazione di Gesù, svelando la dimensione sacra del corpo, della persona, si oppone alla negazione del suo valore", "come quando non si rispetta l'indisponibilità della vita umana, ed è quanto si cerca di imporre alla nostra società: basta leggere l'ossessiva campagna a favore dell'eutanasia, scatenatasi proprio in questa città in questi giorni, a partire da dichiarazioni il cui volto anonimo dovrebbe già squalificare chi le avrebbe rilasciate, ma ancor più chi vorrebbe imporcele come una verità e pretenderebbe che noi credessimo ad esse in ogni caso, senza che ne venga data la possibilità di verificarne l'autenticità".

Così il cardinale di Firenze, Giuseppe Betori, in un passo dell'omelia dedicata alla Giornata diocesana del Malato. Nei giorni scorsi era comparso su pagine del quotidiano La Repubblica un reportage sull'ospedale di Careggi in cui un infermiere caposala, rimanendo anonimo, avrebbe raccontato a un giornalista la vita in corsia dei malati terminali, riferendo di situazioni in cui, per alcuni casi, gli stessi parenti avrebbero fatto capire al personale sanitario di desiderare l'interruzione delle terapie che tengono in vita i loro congiunti allo stato vegetativo e per i quali i medici avrebbero escluso qualsiasi possibilità di recupero. Il cardinale Betori, sempre riferendosi al Vangelo della Trasfigurazione di Cristo, evidenziando che il corpo umano è sacro, ha anche detto che essa "esclude ogni sua commercializzazione (come purtroppo avviene in certe pratiche di fecondazione artificiale)", "non ne ammette l'umiliazione (come accade quando il malato viene ridotto a un caso clinico o, peggio, diventa strumento di sperimentazione)", non ne accetta l'abbandono (ed è quanto si verifica quando non gli si dedicano le cure necessarie e dovute, magari perché ormai gravato da troppi anni, applicando anche in questo campo la »cultura dello scarto« così diffusa nella nostra società)».

In un altro passaggio dell'omelia, il cardinale Betori, ricordando il significato della Pasqua e della resurrezione di Cristo, ha anche affermato: «Dobbiamo trarre importanti indicazioni per il modo con cui dobbiamo collocarci di fronte alla malattia, al malato, al corpo malato. Anche quando ci appare nella debolezza della malattia, esso è un corpo destinato alla trasfigurazione della vita risorta. Ne tengano conto gli stessi malati, per nutrire di speranza la loro sofferenza. Ne tengano conto quanti si avvicinano a loro - medici, infermieri, inservienti e parenti -, per il rispetto che debbono al malato, per l'attenzione umana e professionale che gli debbono dedicare, per la cura amorosa e competente che gli devono riservare».

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