L’Officiolum di Francesco da Barberino per la prima volta a Firenze

E' il primo testimone della Divina Commedia

L’«Officiolum» di Francesco da Barberino

L’«Officiolum» di Francesco da Barberino

Firenze, 11 febbraio 2016 - L'OFFICIOLUM di Francesco da Barberino, il primo testimone della Divina Commedia, viene presentato per la prima volta in Toscana nella riproduzione edita da Salerno Editrice. L'evento, che si colloca nell'ambito delle celebrazioni per il 750esimo anniversario della nascita di Dante, nasce dalla collaborazione tra il Consiglio regionale della Toscana, l'Unione comunale del Chianti fiorentino e il Centro Pio Rajna. Erano gli anni fra il 1304 e il 1309 quando il giurista ghibellino, nonché poeta e trattatista, Francesco da Barberino, redasse e decorò l'Officiolum. L'autore fu il primo a menzionare la Divina Commedia e ad attestare una conoscenza diretta della prima cantica, quando il poema era ancora in fase di composizione. L'Officiolum è il testo di preghiere più antico finora conosciuto prodotto in Italia. Contiene testi in latino e in volgare illustrati da un raffinato apparato iconografico in cui si possono riconoscere suggestioni di due grandi contemporanei di Francesco: Dante e Giotto. L'evento di presentazione del facsimile de L'Officiolum, il primo in Toscana dopo quella avvenuta alcuni mesi fa in Palazzo Giustiniani, alla presenza del Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, si articola in due incontri.

Il primo si svolge domani, venerdì 12 febbraio alle ore 18, nella Sala del Gonfalone a Palazzo Panciatichi di Firenze. Saranno presenti Eugenio Giani, Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Giacomo Trentanovi, Sindaco del Comune di Barberino Val d'Elsa, David Baroncelli, Presidente Unione Comunale Chianti Fiorentino, Enrico Malato, Presidente del Centro Pio Rajna, Giordana Mariani Canova, Università di Padova, Andrea Mazzucchi, Università di Napoli Federico II. Il giorno successivo, sabato 13 febbraio alle ore 17,30, la presentazione si sposta invece nella Sala del Consiglio comunale di Barberino Val d'Elsa. Anche in questo caso saranno presenti Eugenio Giani, Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Giacomo Trentanovi, Sindaco di Barberino Val d'Elsa, Elena Borri, Assessore alla Cultura Unione Comunale del Chianti Fiorentino, Enrico Malato, Presidente del Centro Pio Rajna, l'onorevole Lorenzo Becattini. Seguirà cena Conviviale nel Salone dei Cento alla Pieve di Sant'Appiano.

IL CODICE MINIATO: Il manoscritto noto come l’Officiolo di Francesco da Barberino, di cui a lungo è stata rimpianta la perdita, fino al fortunoso ritrovamento nella primavera-estate del 2003, non solo ha riportato di attualità un tema di eccezionale interesse – la figura e l’opera di uno straordinario intellettuale toscano vissuto tra il secondo Duecento e il primo Trecento, Francesco da Barberino, recuperate in collegamento con il suo lavoro piú celebrato e piú suggestivo – ma ha schiuso orizzonti nuovi nel campo dell’alta cultura dell’Italia mediana, tosco-emiliano-veneta, tra la fine del XIII e gli albori del XIV secolo, focalizzata sui nomi illustri di Giotto per l’arte figurativa, di Dante sul piano linguistico e letterario (con tutto ciò che si muove intorno a loro).

Intanto, va detto che l’Officiolo di Francesco si distingue come il piú antico «libro d’ore» italiano conosciuto a quella altezza cronologica (1304-1309): il primo libro di preghiere, costruito «nell’uso di Roma », cui viene aggiunto un originale (e finora inedito) trattato allegorico sulla Speranza, che dà una connotazione del tutto inusuale a tale tipo di compilazioni. Si aggiunga che, nella prospettiva dell’alta cultura linguistica e letteraria italiana in formazione, mentre si va plasmando la nuova lingua volgare e Dante, operando la sua ardita, geniale opzione per il toscano contro il latino, fonda la letteratura italiana con quella che resterà la piú complessa e fascinosa opera letteraria di tutti i tempi, la Commedia; Francesco – già noto come il primo che ne abbia lasciato menzione (ante 1314), forse il primo che ne abbia avuto conoscenza diretta, almeno della prima cantica, quando ancora il poema era in corso di scrittura – si scopre ora autore di quell’Officiolo che si segnala come il probabile primo documento in cui sia traccia della suggestione esercitata dagli scenari infernali di Dante sull’immaginario dei suoi primi lettori. Al tempo stesso, mentre nelle aree piú avanzate dell’Italia mediana e settentrionale (ma non solo di queste) si sviluppa una vivace dialettica tra l’arte figurativa e la scrittura, mentre Giotto va elaborando nuove forme espressive che porteranno a un rivoluzionario rinnovamento della pittura italiana sullo scorcio del Medioevo, l’Officiolo di Francesco da Barberino offre la prima attestazione del fascino esercitato da Giotto, soprattutto l’affrescatore della Cappella degli Scrovegni, sull’arte pittorica contemporanea impiegata a illustrazione del discorso verbale. La riproduzione in facsimile dell’Officiolo, fedelissima all’originale, offre una preziosa documentazione, aperta alla fruizione del vasto pubblico, della più spettacolare invenzione iconografica nell’arte della miniatura italiana fra Due e Trecento: il capolavoro, imprevedibile nella sua magnificenza, di uno straordinario intellettuale dell’autunno del Medioevo (Centro Pio Rajna).

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