Nonno detective, caccia ai ladri. «Bello vedere la gente malvagia in manette»

La missione di Enrico: «Tutto iniziò dopo il borseggio a mia moglie»

nrico Boli, 70 anni, dipendente comunale  in pensione

nrico Boli, 70 anni, dipendente comunale in pensione

Firenze, 27 agosto 2015 - A Firenze gli scippatori e i ladruncoli di professione non hanno vita facile. E i casi non restano mai insoluti: perché a dare filo da torcere, insieme alle forze dell’ordine, c’è lui, Enrico Boli. Settanta anni ma non li dimostra. Fiorentino ed ex dipendente comunale in pensione, insieme al coetaneo Florio, è riuscito «a restituire più portafogli di quanti capelli gli restano in testa» sorride. Conosciuti (e amati) da vigili, poliziotti e carabinieri, «i due amici miei sulle due ruote», conoscono la città meglio delle loro case. E davanti ai malviventi non scappano.

Anzi, montano in bici e li seguono. In realtà Enrico non vorrebbe mai ritrovarsi a mettere il naso nelle questioni altrui «ma quando mi ritrovo davanti a donne indifese e anziani soli proprio non ce la faccio. Prendo e parto». Lei è un nonno detective. «Lo faccio con il cuore, dedicare il mio tempo libero agli altri e alla mia città mi fa stare bene. Ho cominciato nel 1995 dopo che mia moglie fu vittima di un brutto borseggio su un autobus. La vidi star male e da lì mi sono promesso che questi balordi non avrebbero più avuto vita facile». I ladri sono un libro aperto.

«Li riconosco: girano spesso in coppia e camminano uno dietro un altro per non dare nell’occhio. Hanno un passo veloce e frettoloso e si guardano intorno. Io quando li individuo prendo la bici e li inseguo». Più volte il questore Micillo ha lanciato un appello: ha chiesto ai cittadini di diventare sentinelle del territorio. Lei è il buon esempio che dovrebbe fare scuola. «Non si può pensare che le forze dell’ordine da sole risolvano il nodo sicurezza. Ognuno deve fare la sua parte. Nel ‘95 quando cominciai a dedicarmi alla ‘caccia ai ladri’ eravamo in sette. Tutti fiorentini e uomini tra i cinquanta e i sessanta anni. Oggi siamo in due, io e Florio, anche lui settantenne».

Gli altri si sono persi per strada? «Alcuni sono molto anziani, hanno più di 80 anni e non hanno più le energie, un altro Gigi, tutti lo chiamavamo Rambo perché era l’anima del gruppo, è morto. Lui addirittura si travestiva e utilizzava parrucche o occhiali da sole giganteschi per non farsi riconoscere». Ricorda un episodio particolarmente spiacevole? «Non dimenticherò mai l’anziana stesa a terra e sanguinante. Lei era in bicicletta ed è stata scaravantata a terra da due ragazzacci in motorino. Non riuscii a fare nulla purtroppo, furono più veloci di me». Qual è la soddisfazione più grande di quello che fa? «Vedere la gente malvagia in manette. Anche se purtroppo la giustizia non è dalla nostra parte: il giorno dopo sono fuori e ti ridono anche in faccia. Bisognerebbe inasprire le pene per i reati minori, sono quelli che i cittadini percepiscono di più».

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