'Noi terroristi. Storie vere dal Nordafrica a Charlie Hebdo'

Presentato a Palazzo Vecchio il libro di Mario Giro, attuale vice ministro degli Esteri. Il volume nasce da riflessioni sulle motivazioni che hanno spinto tanti giovani ad aderire alle diverse scomposizioni e ricomposizioni della galassia fondamentalista, con particolare riferimento al Daesh

La presentazione del libro di Mario Giro a Palazzo Vecchio

La presentazione del libro di Mario Giro a Palazzo Vecchio

Firenze, 28 aprile 2016 - Ne 'Gli occhi di un bambino ebreo' (Guerini e Associati, 2005) Mario Giro, attuale vice ministro degli Esteri nel Governo italiano, aveva ricostruito il percorso redentivo di un giovane nordafricano, Merzoug, aspirante terrorista, disarmato dallo sguardo di un ragazzino che avrebbe potuto soccombere in una strage.

Le domande che Giro si era posto in quel libro sono di fatto lo scandaglio con cui ha esplorato lungo i dieci anni successivi le motivazioni che hanno spinto tanti giovani ad aderire alle diverse scomposizioni e ricomposizioni della galassia fondamentalista, con particolare riferimento al Daesh. Dai percorsi incontrati nasce il nuovo libro di Giro, 'Noi terroristi. Storie vere dal Nordafrica a Charlie Hebdo' (sempre per G.e A.).

Le presentazioni del volume, l'ultima delle quali avvenuta a Firenze nella Sala degli Elementi di Palazzo Vecchio, sono occasioni per approfondire questa tematica nevralgica con nuovi interlocutori e aggiungere ulteriori tasselli a questo mosaico doloroso che non è extraeuropeo: le mani che lo forgiano sono “assunte” nelle periferie delle città del vecchio continente, con figli di terza generazione di immigrati ed ex colonizzati che non si sono integrati.

Proprio in questi giorni il legale del belga Salah ha parlato di “intelligenza come un posacenere vuoto”: di cosa si riempie la testa (e il cuore) di costoro? “Abbiamo un enorme problema giovanile e ce l'abbiamo in casa nostra – ha spiegato Giro, nel confronto fiorentino moderato da Duilio Giammaria - Se fosse vero che l'Islam è in conflitto con noi vorrebbe dire che siamo in guerra con un miliardo e 500 milioni di persone. Ma non mi sembra che sia così”.

Piuttosto, per dei giovani confusi, “un'identità chiara diventa reazione anche di fronte alla globalizzazione economica. Da vittime diventano carnefici. Non dobbiamo autoflagellarci ma mettere le cose in equilibrio. Il problema che abbiamo in Occidente dei giovani che si fanno irretire dai signori del terrore in contesti di solidarietà negative, un po' come quelle mafiose. Anche per questo noi italiani, che conosciamo certi fenomeni, che sappiamo come ragionano le mafie, sappiamo come fare per rispondere”. Oggi ci sono forme di islamizzazione dell'antagonismo a cui corrispondono ossessioni identitarie, armate anche di un lessico militare.

“Con il suo libro – osserva lo storico Franco Cardini - Giro non cade nella menzogna. Noi non siamo una civiltà esemplare. L'uso delle materie prime e di tutte le forze lavoro del mondo sono frutto di une genia di corsari geniali”. Due fragilità, dunque, molto pericolose. “I casi – insiste - vanno esaminati ciascuno nel proprio contesto”. Il mondo musulmano non è univoco e “si compone di comunità autocefale, in gran parte immerse nel mondo della miseria e del malessere (che è anche culturale)”. Una parte di questo mondo “ragiona all'occidentale” anche se è jihadista. “Occidente e Islam – rileva il sindaco Dario Nardella - nella globalizzazione delle identità finiscono per essere intrecciati più di quanto non pensiamo. Firenze ha dato radici all'umanesimo facendo incontrare culture diverse. Questo non ha comportato la fine del Cristianesimo. Le religioni cambiano, si evolvono. Questo può portarci a essere non fatalisti. La chiave del cambiamento è la cultura”.

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