Terremoto, due amici nell'inferno del Nepal: "Erano tutti terrorizzati"

Niccolò Lapi e Matteo Stelloni, di Borgo San Lorenzo: "Quando abbiamo sentito la scossa ci siamo precipitati fuori dal bar nel quale eravamo seduti. E ci siamo gettati con tutti in mezzo alla piazza, mentre la polvere ci ricopriva"

Matteo Stelloni e Niccolò Lapi

Matteo Stelloni e Niccolò Lapi

Borgo San Lorenzo (Firenze), 27 aprile 2015 - "Quando abbiamo sentito la scossa ci siamo precipitati fuori dal bar nel quale eravamo seduti. E ci siamo gettati con tutti in mezzo alla piazza, mentre la polvere ci ricopriva. Ci siamo dovuti afferrare per paura di perderci, perché non riuscivamo più a vedere niente, per un paio di minuti. Poi la polvere è calata, e allora abbiamo visto la piazza con almeno la metà degli edifici storici distrutti". Lo racconta Niccolò Lapi, che con l’amico Matteo Stelloni, entrambi di Borgo San Lorenzo, è a Kathmandu.

I due giovani trentenni – appassionati viaggiatori in terre lontane - erano appena giunti, la sera prima, nella capitale del Nepal, ed avevano in programma una permanenza di alcuni giorni a Kathamandu, per dirigersi poi nel regno del Mustang, una meta himalayana rara e straordinaria, solo di recente aperta al turismo. Ma il terremoto li ha sorpresi la mattina successiva, mentre erano in un bar del centro più antico. Una scossa interminabile, raccontano, e violentissima, un minuto senza fine mentre la terra tremava così forte che non è stato facile neppure uscire dal locale. E appena fuori, si sono visti crollare, a pochi metri un palazzo. Poi la polvere che ha sommerso tutto, e la distruzione. "Per quasi un’ora – continua Lapi – siamo rimasti in mezzo alla gente che pregava e piangeva, ma in maniera ordinatissima. Erano tutti terrorizzati, ma sono stati eccezionali. Anche quando è arrivata la seconda scossa forte".

Poi i due mugellani sono riusciti a raggiungere la loro guida, e insieme si sono recati nell’albergo. Che era integro. E visto che aveva retto bene alla prima scossa, che ha raggiunto i 7,9 gradi di magnitudo, hanno deciso di rifugiarsi lì. Nella struttura c’è l’elettricità, per ora il cibo non manca, e dalle 14 di sabato sono nella loro camera. I contatti con l’esterno, prima di tutto con le loro famiglie, a Borgo San Lorenzo e a Ronta, li hanno avuti attraverso sms, perché il telefono non funziona. E la notte l’hanno passata in bianco, perché le scosse sono continuate. Ieri mattina, poi, di nuovo il cuore in gola per una scossa da 6.7 gradi, ancora più lunga, quasi due minuti. Adesso, sfumato il sogno del trekking in altitudine sui sentieri dell’«Ultimo Tibet», ai due giovani non resta che attendere un volo di rientro verso l’Italia. Che ancora non è stato programmato, perché dovranno essere rese agibili le vie di comunicazione verso l’aeroporto.

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