Firenze, 26 agosto 2015 - Ha lottato finché ha potuto, dal giorno dell’incidente fino a ieri mattina. Ma ora dopo ora, le sue condizioni sono diventate sempre più disperate. Il cuore di Maurizio Perini, 48 anni, giardiniere del Comune di Firenze e volontario della Croce Rossa (era imputato al processo per la morte di Riccardo Magherini) ha smesso di battere nonostante l’impegno dei medici e l’affetto di chi gli voleva bene, tra cui i suoi tre figli. Fatale è stato l’incidente con la moto avvenuto il due agosto scorso, sulla Fi-Pi-Li, all’altezza dello svincolo di Lastra a Signa.
Erano i giorni del nubifragio che ha messo in ginocchio Firenze e in particolare il Quartiere 2, e Perini non si era certo risparmiato per portare soccorso alla gente e restituire in fretta un aspetto normale ai nostri giardini sconquassati dalla devastazione. La sera, poi, dopo una giornata in prima linea, il maledetto incidente. Da allora è iniziato il suo calvario in ospedale, un’altalena di interventi tra speranza è disperazione. Ieri mattina, Perini se n’è andato. E se n’è andato senza poter chiarire cosa successe la notte del 3 marzo dell’anno scorso, quando, da capo squadra dell’ambulanza di volontari, intervenne per primo in soccorso di Magherini arrestato dai carabinieri.
“Mi dispiace per quello che è successo, era una brava persona”, dice Guido, il papà dell’ex promessa viola Riccardo Magherini, ricordando che Perini “era venuto subito da noi a farci le condoglianze per quello che era accaduto”. Agli atti del processo, che ricomincerà a novembre, resta la sua deposizione alla polizia giudiziaria e la sua voce, incisa nei nastri del 118, con cui chiede l’arrivo di un n medico per salvare Magherini.
Stefano Brogioni
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