Addio Alfredo Martini, il ct mondiale dei grandi trionfi di ciclismo; gli anni da partigiano e poi assessore

Aveva 93 anni. La sua lezione di umiltà e di amore per le due ruote rimarrà per sempre. I funerali si terranno mercoledì 27 agosto alle 16 alla pieve di San Martino a Sesto Fiorentino DI FRANCESCO MARINARI LUTTO NEL CICLISMO: I TWEET DEI CAMPIONI / LA VISITA DELLA NAZIONALE DI CICLISMO A CASA DI ALFREDO MARTINI: FOTO / LE IMMAGINI DI UNA LUNGA CARRIERA / MONDIALI DI CICLISMO A FIRENZE 2013, MARTINI: "ORA SARA' DIFFICILE DIMENTICARE UNA GARA DI QUESTA BELLEZZA" / LA DICHIARAZIONE D'AMORE AL CICLISMO (VIDEO) / SU NIBALI NEL 2011: "HA UN GRANDE AVVENIRE"

Alfredo Martini con un gruppo di ciclisti

Alfredo Martini con un gruppo di ciclisti

Francesco Marinari

Twitter: @framar1977

Sesto Fiorentino (Firenze), 26 agosto 2014 - Ha avuto il tempo di un ultimo sorriso, quello per Vincenzo Nibali in giallo al Tour de France. Ha avuto il tempo di un ultimo grido di gioia, quello per il talento siciliano che ha fatto sognare il popolo del ciclismo. Poi Alfredo Martini, 93 anni, storico ct del ciclismo azzurro, ha chiuso gli occhi per sempre. Tirando così il sipario su una vita mitica, piena di trionfi sportivi in sella ma soprattutto dentro l'ammiraglia azzurra. I suoi successi hanno fatto sognare il popolo del ciclismo. Gli atleti che ha formato durante la sua carriera, da Saronni a Bugno a Fondriest, hanno fatto esultare migliaia di tifosi delle due ruote. Migliaia di appassionati che adesso, nei loro allenamenti quotidiani, si fermeranno almeno per un attimo di fronte alla casa di Sesto Fiorentino dove Martini abitava. Un uomo semplice ma grandissimo, di una schiettezza che solo i toscani sanno avere.

Per questo, Alfredo, come i tifosi più attempati lo chiamavano, è e sarà sempre uno di noi. Se n'è andato al termine di una malattia che lo aveva certo minato nel fisico, non nello spirito. I suoi occhi continuavano ad avere la vivacità di un giovane. Ce lo ricordiamo ai mondiali di ciclismo di Firenze dello scorso settembre. Quando ricevette a casa sua l'intera nazionale azzurra di ciclismo, capitanata dall'allora ct Paolo Bettini. Gli occhi di Alfredo Martini quel giorno brillavano. Dette consigli a tutti su come affrontare quel mondiale, poi vinto dal portoghese Rui Costa ma onorato alla grandissima da Vincenzo Nibali e dal resto del team azzurro, che combatté sul circuito fiorentino fino all'ultimo. Così come ha sempre combattuto Alfredo Martini. 

Sesto Fiorentino, il suo comune, è in lutto. Il sindaco Sara Biagiotti ha anche disposto che le bandiere siano esposte a mezz'asta nel territorio comunale e che il gonfalone del Comune sia presente nella camera ardente. Martini, ha ricordato la stessa Biagiotti, e' stato in passato assessore allo sport a Sesto Fiorentino. La salma di Alfredo Martini sara' esposta dalle 15 di oggi nella sala consiliare del Comune di Sesto. L'omaggio a Martini sara' possibile fino a oggi alle 19, poi la camera ardente riaprira' domani alle 9:30 fino alle 13. 

"Negli anni più bui della Seconda guerra mondiale - ricorda il sindaco Sara Biagiotti - aveva scelto di fare il partigiano. Il suo senso della giustizia e l'amore per la libertà lo avevano portato a mettere in gioco la vita per combattere contro il nazifascismo". "E' stato un esempio per tutti noi, un maestro capace di trasmettere la passione per lo sport e per la vita, soprattutto ai giovani - aggiunge Biagiotti - Alfredo credeva in loro, riusciva a comunicare con semplicità la sua energia, il suo coraggio e il rispetto per i principi dello sport. Non era uno capace di tirarsi indietro, di far finta di nulla - conclude - nonostante l'età e i problemi di salute lo scorso anno era stato testimonial dei Mondiali di ciclismo in Toscana e si era speso in prima persona per rendere possibile questa eccezionale manifestazione".  Prima di diventare un ciclista professionista, Alfredo Martini era stato vigile urbano a Sesto Fiorentino (provincia di Firenze) nel 1946, e negli anni Sessanta è stato consigliere comunale e assessore allo sport della città.

Con Martini l'Italia ha toccato, in giro per il mondo, vette altissime nel campo delle due ruote. I due successi di Gianni Bugno tra Germania e Spagna nel '91 e nel '92 furono un vero capolavoro. Senza certamente dimenticare Francesco Moser nel 1977 a San Cristobal (Venezuela), Giuseppe Saronni nel 1982 a Goodwood (Gran Bretagna), Moreno Argentin nel 1986 a Colorado Springs (Stati Uniti), Maurizio Fondriest nel 1988 a Renaix (Belgio).

Sei ori e sette argenti (Moser 1976 Ostuni, Moser 1978 Nurburgring, G.B. Baronchelli 1980 Sallanches, Saronni 1981 Praga, Claudio Corti 1984 Barcellona, Argentin 1987 Villach, Chiappucci 1994 Agrigento) e 7 bronzi (Tino Conti 1976 Ostuni, Bitossi 1977 San Cristobal, Argentin 1985 Montello, Saronni 1986 Colorado S., Bugno 1990 Utsunomiya, Pantani 1995 Duitama, Bartoli 1991 Lugano). Gli anni trionfali sono stati il 1977 con il primo posto di Moser e il terzo di Bitossi; e il 1986 con l' oro di Argentin e il bronzo di Saronni. 

Ventidue gli anni alla guida della Nazionale azzurra. Anche quando è sceso dall'ammiraglia, è sempre rimasto lì, vicino a tutti i ragazzi, pronto a dire la sua su questo o quel percorso. Un riferimento per tutti i commissari tecnici che si sono succeduti dopo di lui. D'altronde, da lui c'era soltanto da imparare. Una frase quest'ultima che al ct Martini non sarebbe piaciuta, lui che non ha mai cercato la luce dei riflettori. "Sono io - direbbe - che ho imparato dal ciclismo". E racconterebbe di sicuro l'episodio mitico dello scambio di borraccia con Fausto Coppi. "Coppi mi passò accanto in corsa - raccontava - e io gli offrii un po' d'acqua. Lui prese la borraccia, ma dentro di acqua ce n'era davvero poca". 'Quanta ce n'è, un cucchiaino?', disse Coppi a Martini in corsa. A un certo punto, in gara, fu Coppi a scendere nella pancia del gruppo e a portare una borraccia piena, di acqua fresca, a Martini. "Me la rendi quando starai meglio", disse Coppi a Martini. "Ecco cos'è il ciclismo", disse il ct Martini raccontando questo episodio in un video di youtube che ancora oggi rimane la sua splendida dichiarazione d'amore al ciclismo. Lo sport della sua vita, lo sport di un'intera regione che adesso piange il suo Alfredo

 

 

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