Morti sul lavoro, lettera dell'operaio del Chianti al Papa: "Santità, faccia un appello ai politici"

Marco Bazzoni, che da anni lotta per la sicurezza in cantieri e fabbriche, ha scritto al Pontefice in occasione della visita a Prato e Firenze

Marco Bazzoni

Marco Bazzoni

Tavarnelle Val di Pesa, 9 novembre 2015 - A 24 ore dall'arrivo a Firenze di Papa Francesco, in molti si preparano, spiritualmente o meno, ad accogliere in città il Santo Padre. Fra questi anche Marco Bazzoni. Più di uno ricorderà questo nome, poiché l'operaio tavarnellino, è balzato alla ribalta delle cronache per la sua battaglia contro quelle che i mass media chiamano «morti bianche». Le morti sul lavoro per le quali, a detta di Bazzoni, «si fa ancora troppo poco». Così, dopo aver scritto alla Comunità Europea, chiedendo la modifica/abrogazione di alcuni punti che regolano la legge italiana in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, e aver ottenuto positiva risposta alle sue richieste (la legge è stata, di fatto, modificata), Bazzoni ha preso carta e penna e, stavolta, ha pensato bene di scrivere a Papa Francesco.

«Ho trovato l'indirizzo postale – spiega – cercando su internet. Spero proprio che la mia lettera gli venga recapitata. Ho deciso di scrivere a lui, poiché, nonostante il mio impegno, noto che ancora le morti sul lavoro vengono trattate con troppa superficialità, si sottovaluta il problema».

Si aspetta dunque una risposta? «A dire il vero – dice – mi aspetterei qualcosa di più. Vorrei, come ho scritto nella parte finale della mia missiva, che il Santo Padre potesse leggere il testo durante l'Angelus a tutti i fedeli. Forse, come è già successo per altri temi, l'intervento del Papa potrebbe determinare quel cambiamento che da tanto auspico».

Ecco il testo integrale della lettera a Papa Francesco:

Oggetto: Morti sul lavoro, la strage nell'indifferenza

Sua Santità Papa Francesco, sono un semplice operaio metalmeccanico, che da tanti anni si batte perché aumenti la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Nel 2003 sono stato eletto dai lavoratori dell'azienda in cui lavoro (e riconfermato) Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls), cioè, colui che rappresenta i lavoratori per tutte le questioni attinenti la salute e sicurezza su lavoro nella propria azienda. L'Rls non ha poteri, non è un responsabile (anche se molti datori di lavoro cercano di definirlo così), non ha poteri decisionali, ma può solo riportare le mancanze per la sicurezza all'interno dell'azienda al datore di lavoro, che non è obbligato ad ascoltarlo. Se dopo ripetuti richiami sulla sicurezza non viene ascoltato, può solo ricorrere alle autorità di vigilanza (Asl).

Ma io non mi sono fermato qui, quando ho visto che nonostante nel nostro Paese ci fossero così tanti morti sul lavoro e nonostante le solite «lacrime di coccodrillo» del mondo politico non cambiava mai nulla (anzi le morti sul lavoro aumentavano), ho iniziato a scrivere ai politici, ai mezzi d'informazione, ai sindacati, alle associazioni, perché si sensibilizzassero e facessero qualcosa di concreto perchè diminuissero drasticamente le morti su lavoro. Molto spesso vengono chiamate con termini ipocriti e vergognosi, tipo «morti bianche», doveva succedere o peggio tragiche fatalità.

Quando muore un lavoratore non è mai dovuto al tragico destino, ma perché in quell'azienda non si rispettavano neanche le minime norme per la sicurezza sul lavoro. Sembrerà assurdo, ma nonostante ogni anno ci siano oltre 1300 morti sul lavoro, i mezzi d'informazione nel parlano raramente o solo quando ci sono grandi stragi sul lavoro. In questi anni ho cercato di aiutare tanti familiari di morti sul lavoro, dandogli voce sui mezzi d'informazione, perchè potessero raccontare il proprio dramma, perchè non accadesse ad altri.Senza contare qualche lavoratore rimasto invalido che non aveva ottenuto la rendità dall'Inail (ad un signore di Civitanova Marche sono riuscito a fargli dare la rendita dall'Inail, che gli era stata ingiustamente negata, facendolo andare su diversi mezzi d'informazione a raccontare il proprio dramma).

Quando si perde un proprio caro sul lavoro, si resta soli, abbandonati da tutti e raramente si riesce ad avere giustizia per il loro caro morto sul lavoro.Quando questo accade, è come se il proprio caro sia morto una seconda volta.L'Osservatore Romano anni fa definì tali morti «le stragi nell'indifferenza», e mai parole furono più vere, perchè purtroppo se ne parla raramente. Inoltre da parte del mondo politico e in particola modo del Governo, non vedo tutta quella attenzione su un tema, quello della salute e sicurezza sul lavoro, che dovrebbe essere al primo posto nelle agende politiche di ogni Governo.

Questo è un dramma che non fa solo morti, rovina famiglie e rende tanti giovani orfani e soli. Ho fatto persino due denunce alla Commissione Europea contro lo Stato Italiano, perchè non rispettava la normativa europea per la sicurezza sul lavoro (direttiva europea 89/391/Cee), che hanno prodotto l'apertura di due procedure d'infrazione contro la Repubblica Italiana, in questo modo sono stati costretti a correggere la normativa italiana per la sicurezza sul lavoro per bene 2 volte, con la legge europea 2013 bis e 2014 (che è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale ad Agosto).

La salute e sicurezza sul lavoro sono importanti, ed io nel mio piccolo (considerato che lavoro in fabbrica 8 ore al giorno per 5 giorni a settimana) non credo di aver fatto poco (ho rinunciato a buona parte del mio tempo libero per aiutare gli altri).

Sua Santità Papa Francesco, Le chiedo per favore di fare un appello al mondo politico, ed in particolar modo al Governo Renzi, perché ci sia più attenzione per la salute e sicurezza e perché si faccia qualcosa di concreto perché si riducano drasticamente le morti sul lavoro. So bene che riceve migliaia di lettere tutti i giorni, e non ho la presunzione di ricevere una risposta a tutti i costi, spero solo riesca a trovare un po' di tempo per farlo, per me sarebbe molto importante. Per quanto mi riguarda continuerò questa mia battaglia di civiltà per la salute e sicurezza sul lavoro.Un Paese come l'Italia che si definisce civile, non può permettersi di avere oltre 1300 morti sul lavoro ogni anno (i dati forniti dall'Inail sono al ribasso, perché considera morti sul lavoro solo i suoi assicurati).

 

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