Meglio il pesce della carta da bollo

La lettera

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

Firenze, 2 agosto 2014 - CARO DIRETTORE, per fortuna che l’Europa guarda avanti! La legge che obbliga (sotto pena di multe anche da 25mila euro come successo in Umbria) a scrivere i nomi latini dei pesci sul bancone delle rivendite è demenziale. Bene: imponiamo anche ai medici e a voi giornalisti di usare solo il latino, così, tanto per farsi capire meglio. L’Europa ne sarà felice... Walter Lottini, via mail

Risponde il Direttore de La Nazione Marcello Mancini

SIAMO D’ACCORDO che la trovata sia fuori dal tempo. E possa apparire anche ridicola. Ma io vado controcorrente: un po’ di cultura classica non guasta. E non ci complica tanto la vita. Non servirà alla casalinghe che vanno a fare la spesa, che ne avrebbero fatto volentieri a meno, ma in qualche giovane incuriosito dalla stranezza del nome abbinato al pesciolino, può innescare l’interesse per la lingua e la cultura latina. Che è considerata da tempo una lingua morta, ma ingiustamente. Di iscrizioni latine sono piene le nostre chiese e i palazzi pubblici: raccontano la storia d’Italia, saperle leggere non sarebbe un danno per i giovani internettiani, abituati a consultare solo i-phone e i-pad. Certo la norma dell’Unione europea, nella sua filosofia, va controcorrente rispetto alla semplificazione invocata da tutti. Ma insomma, caro Walter, c’è di peggio nella galassia burocratica: indugiare al banco del pesce, è sempre meglio che stare in fila allo sportello di un ufficio per mettere la firma su una carta da bollo. 

 

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