Meglio il 'fast' della sporcizia e degli abusivi

Il commento

Titti Giuliani Foti

Titti Giuliani Foti

Firenze, 3 luglio 2016 - Si chiamava Stefano Govoni ed era fiorentino. E’ stato il primo a aprire un Mac Donald a Firenze, in centro, via Cavour per la precisione. Aveva iniziato con umiltà, e lavorando sodo aveva fatto fortuna. Perché dopo quel negozio era riuscito ad aprirne altri, compresi certi Mc Drive in giro per la Toscana. E’ morto a 48 anni mesi fa causa infarto, lasciando moglie e tre figli. Ma quello che ha fatto va ricordato oggi a chi fa discorsi strumentali sull’apertura del Mc Donald’s in piazza Duomo a Firenze.

Dove sta il problema? Il nome? Quel che si vende? Ma quanti paninari ci sono in piazza Duomo a Firenze? Avete contato in quanti danno cibo? Quelli vanno bene e il McD no? Io lo ricordo molto bene Stefano Govoni, brava persona, generoso, pronto ad aiutare. Attraverso il vituperato Mc Donald, ha sostenuto il Meyer con decine di progetti. Ha scelto la pulizia delle strade comprando lui stesso macchine per il lavaggio del suolo pubblico. Ha incentivato al rispetto dell’ambiente con tante iniziative. E, non ultimo, ha assunto centinaia di persone, di ragazze e ragazzi che hanno potuto crescere e pagarsi gli studi all’università. Vendeva panini con la carne e forse, boh, un sogno consumistico che oggi sembra divenuto Satana perchè profanerebbe piazza Duomo.

No al McD? E allora perchè sì a negozi che vendevano marche di sport, tutte appartenenti a multinazionali? E l’elegante via Tornabuoni, allora? Diventata una serie di griffe senza passato: uguale a Pechino, Miami o New York. Preferisco un McD, ai panini venduti nelle ‘botteghe tipiche’ che lasciano mangiare seduti in terra i loro clienti. O a chi fa il panino con la trippa e la chiama tlippa perchè nel frattempo è diventato anche lui cinese. E in piazza Duomo meglio il McD o essere colpiti dal lanciatore di splat fluorescente? O assaliti dagli abusivi? Che quelli no, per carità. Non si devono toccare. Ricordando Govoni, un fiorentino vero. 

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