Un’arma in più per Latorre: la Ue

Il direttore de La Nazione risponde ai lettori

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

Firenze, 16 settembre 2014 - CARO DIRETTORE,  finalmente l’Italia è riuscita a portare a casa uno dei nostri militari prigionieri in India, sia pure con la complicità di un malore. Sono curioso di vedere se anche il governo Renzi ripeterà l’errore di Monti, che rimandò in galera i due nostri connazionali dopo una breve vacanza con le loro famiglie. Sbagliare è umano, perseverare sarebbe diabolico.  Enrica Settis, via mail

IL DILEMMA non è da poco. Intanto una malattia è stata più efficace dell’attività diplomatica di tre governi. Però è anche il segnale di un canale ancora aperto, forse per merito del ministro Mogherini che ha dato comunque l’impressione di sapersi muovere con una strategia più coerente dei predecessori, rafforzata anche dalla sua nuova posizione di commissario europeo. Cioè dalla possibilità, certo più reale di prima, di coinvolgere nella vicenda l’Ue. L’ideale sarebbe che nei quattro mesi di convalescenza del fuciliere Latorre, si potesse dare una conclusione diplomatica, quella che finora è stata impossibile. Perché se da un lato l’esperienza passata consiglierebe di non rimandarlo in India, dall’altro non si può ignorare che laggiù c’è il suo collega, in balìa della vendicativa giustizia indiana. Allora: o sarà trovato un escamotage - sanitario o politico - per trattenere più a lungo possibile Latorre in Italia, ovvero temo che mantenere la parola sul suo ritorno in India, diventerà un passaggio inevitabile per il governo italiano

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