Riky torna all’abbraccio della famiglia

Nessun’altra istanza dopo l’autopsia: il corpo di Magherini restituito al padre

PRESSPHOTO Firenze, teatro del Cestello, incontro per ricordare Riccardo Magherini Giuseppe Cabras/New press Photo

PRESSPHOTO Firenze, teatro del Cestello, incontro per ricordare Riccardo Magherini Giuseppe Cabras/New press Photo

di GIGI PAOLI

RICCARDO Magherini, finalmente, torna fra le braccia dei suoi cari. Il sostituto procuratore Luigi Bocciolini ha infatti disposto ieri la restituzione alla famiglia della salma del quarantenne, morto la notte del 3 marzo in San Oltrarno mentre veniva arrestato dai carabinieri. «Dopo il deposito dell’autopsia – ha spiegato il procuratore Giuseppe Creazzo – non sono state presentate istanze per nuovi accertamenti sulla salma», che si trovava ancora all’Istituto di medicina legale del policlinico di Careggi nello sconforto della famiglia di Riccardo. Nei giorni scorsi, il padre Guido era stato durissimo nei confronti degli inquirenti, rei – a suo dire – di non aver ancora ‘liberato’ il corpo del povero Riccardo. A questo riguardo si era anche rivolto direttamente al ministro della giustizia Andrea Orlando, con il quale era avvenuto un cordiale incontro. Appena scaduti i termini di legge previsti per dare la possibilità alle parti in causa di presentare nuove istanze, il pm Bocciolini ha prontamente restituito il corpo di Riccardo alla famiglia Magherini, che sta pensando di far celebrare una nuova messa, nel quartiere di San Frediano, per permettere a parenti e amici di dare un ultimo saluto a Riccardo. Il funerale si era infatti svolto nei giorni successivi al decesso.

L’INCHIESTA resta ovviamente aperta e si attendono le decisioni della procura a seguito dell’esito della perizia dei medici legali Gian Artistide Norelli e Martina Focardi. In 100 pagine di certosino lavoro, i due tecnici hanno sottolineato che sarebbe stata l’assunzione di cocaina insieme all’asfissia, causata «con molta probabilità» dalle modalità dell’arresto e in particolare dalle operazioni di contenimento e immobilizzazione, a causare la morte di Riccardo. L’asfissia, secondo i due periti, poteva essere evitata se il 40enne fosse stato alzato o, comunque, in una posizione diversa da quella prona in cui venne costretto dai carabinieri intervenuti per arrestarlo che non rispettarono «le indicazioni internazionali». Nell’inchiesta sono al momento iscritte nel registro degli indagati 11 persone: quattro carabinieri, tre volontari dell'ambulanza arrivata sul posto, il medico e l’infermiere arrivati con l’automedica, più due operatori della centrale del 118 che coordinarono i soccorsi.

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