Maestra elementare scrive a Renzi: "Il docente non si può valutare a suon di crediti"

Miranda Grossi è una insegnante della scuola elementare di Capalle con 40 anni di carriera. Ha scritto una lettera aperta al premier sulla riforma e i criteri di valutazione

Scuola (immagine di archivio)

Scuola (immagine di archivio)

Campi Bisenzio, 20 novembre 2014 - No ai crediti per valutare i docenti. Il motivo? La professionalità non si misura con il metro dei crediti. Miranda Grossi, maestra elementare di Capalle, ha scritto una lettera aperta al premier Renzi.

"Caro presidente Renzi, alla fine della mia carriera d’insegnante di scuola primaria speravo di vedere una “buona riforma”, che risvegliasse i miei sopiti entusiasmi giovanili e potesse dare slancio a quei giovani che sono all’inizio del loro percorso professionale, ma soprattutto che salvasse la scuola dall’eutanasia e invece ecco che la riforma del tuo governo non fa altro che demolirla ulteriormente. Cosa non mi piace della tua riforma? Tutto o quasi. Voglio però, adesso, sottolineare un solo aspetto: la valutazione dei docenti. Il docente “migliore” per te sarà quello che, sgambettando o sgomitando a destra e a manca, conquisterà l’ultimo progetto, corso di aggiornamento, incarico, funzione strumentale (magari scatenando una “guerra fra poveri” all’interno del Collegio docenti, dopo aver imparato negli anni ad accordare i suoni per lavorare in team proficuamente) per costruirsi un curriculum prestigioso (carico di crediti e meriti fittizi) così da saltare agli occhi di qualche dirigente compiacente che vorrà inserirlo nell’harem dei suoi favoriti. Ecco: a me, maestra da oltre 40 anni, non interessa essere fra le “migliori”! Tenetevi pure i miei 60 euro (vi siete già presi quelli dei miei scatti di carriera bloccati e dei contratti non rinnovati) e iscrivetemi pure nel registro nazionale dei docenti “mediocri” o non meritevoli. La mia dignità, la mia professionalità e la mia libertà d’insegnamento valgono bel altro! Quando si arriva a 61 anni e 41 di anzianità professionale, ripensando al trascorso nella scuola, si avverte la quasi inutilità delle ambizioni giovanili, dei sogni e delle speranze di incidere sulla costruzione di una società migliore e si vedono soprattutto le manchevolezze, i limiti e, perché no, anche gli errori fatti (in buonafede), ma resta fortunatamente nel cuore l’intima gioia dell’impegno messo e della dedizione data, il solo tesoro che resta e per il quale è valsa la pena di svolgere questo lavoro. Io finirò i miei ultimi anni della carriera solo a fare l’insegnante e dedicherò il mio tempo e le mie energie solo ai miei alunni, perché non mi interessa la carriera rampante. Per me valutare un alunno è la cosa più difficile e ingrata del mio lavoro anche se so che è indispensabile. Buon lavoro e non mollare, perché nutro ancora la speranza che tu possa farcela a “salvare” l’Italia, nonostante tutto.

Miranda Grossi insegnante elementare di Capalle (Campi Bisenzio)

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