Ma il fanatismo non si insegna qui

Il direttore de La Nazione risponde ai lettori

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

Firenze, 27 agosto 2014 - CARO DIRETTORE, dove abbiamo sbagliato? Vedere immagini come quelle della decapitazione del giornalista americano e sapere con certezza che molti dei combattenti per questa nuova sfida islamica all’occidente sono giovani che hanno vissuto in Francia, Inghilterra, Italia, mi fa inorridire. E riflettere. Davvero meritiamo tanto odio? M. G., via mail

 

 

IL FANATISMO abita tutte le latitudini. E anche la cultura della violenza non fa distinzione di razza o nazionalità. Quindi non mi sembra che dobbiamo sentirci in colpa per «il tradimento» occidentale dei tagliagole. Ci turba ma non ci abbatte. Durante un viaggio in Palestina, rimasi sorpreso che i check point fossero popolati da ragazzini di 18 anni, che avevano in tasca la foto di Del Piero e Balotelli, mentre imbracciavano un mitra dietro sguardi di adolescenti. Mi spiegarono che era normale, perché in quella terra è naturale crescere «programmati per combattere» e i giocattoli, laggiù, sono pistole vere. La nostra educazione, invece, è totalmente diversa: a noi insegnano che i valori universali sono pace e libertà. Forse è il contatto con altre culture in una società multirazziale, a contaminarli. Di sicuro il compito della nostra civiltà, è quello di non rinunciare mai a insegnare il dialogo, a spiegare ai nostri figli che non c’è guerra santa che si combatta con l’odio e i morti. E se non siamo (stati) abbastanza convincenti, dobbiamo esserlo di più. 

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro