Ma il destino si può cambiare

La lettera

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Firenze, 27 luglio 2014 - CARO DIRETTORE, non so se è un caso ma qualche giorno fa sulle notizie in breve dall’Italia e dal mondo c’era l’essenza della vita: ovvero quanto sia importante nascere nel posto giusto al momento giusto. Mi riferisco alle notizie del bimbo arrivato morto nel barcone e al compleanno del principino George con la festa in suo onore.

Claudio Scalzini

Risponde il vicedirettore Mauro Avellini

LA SUA RIFLESSIONE è meno banale di quel che sembra e scuote le coscienze di tutti. Chi crede nel destino potrebbe dire che le vite di un piccolo migrante o di un principino reale sono comunque segnate e che nessuno potrà mai farci niente. Cito Paolo Coelho per dire invece che l’uomo è nato per tradire il proprio destino. E che quindi la rassegnazione è la peggiore delle malattie. Specie per chi non vuole cambiare le cose. Senza andare tanto lontano, le condizioni di partenza sono diverse anche in Italia, tra nord e sud, tra chi cerca un lavoro o solo un posto letto in ospedale. Ma quante volte abbiamo visto il riscatto di chi nasce meno fortunato e poi diventa scienziato o campione? Il Pil di paesi considerati poveri fino a poco tempo fa cresce in misura esponenziale e, ad esempio la Cina, sarà entro quest’anno la prima economia mondiale. Non doveva esserci solo il riso nel loro destino? Al royal baby già attribuiscono future mogli e futuri regni. Forse è più fortunato chi deve lottare per un obiettivo minimo riuscendo poi a centrarlo. Magari da solo.

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