"Quel libro è insanguinato. E io mi rifiuto di venderlo"

La scelta di Francesca Albano della libreria ‘Rinascita’ di non vendere il libro di Salvatore Riina

La libreria Rinascita col cartello affisso (Germogli)

GERMOGLI PH: 7 APRILE 2016 SESTO FIORENTINO LIBRERIA RINASCITA AFFISSA CARTELLO CON SUSSCRITTO CHE NON VENDERA' IL LIBRO DI SALVATORE RIINA NELLA FOTO STEFANIA NUTI UNA TITOLARE

Sesto Fiorentino, 8 aprile 2016 - «In questa  libreria non si vende il libro di Salvatore Riina». Frase scritta a caratteri cubitali su un cartello, giallo, affisso ieri mattina sulla vetrina della Libreria Rinascita di Sesto. Un gesto di ‘disobbedienza’ che ha ottenuto un riscontro incredibile: sulla pagina Facebook della libreria ieri c’erano centinaia di like e condivisioni oltre a decine di commenti positivi. «Non pensavamo di suscitare questo effetto con la nostra scelta, che è quella di una piccola libreria indipendente – sottolinea Francesca Albano responsabile della Rinascita di Sesto – siamo coscienti che non saremo in grado di bloccare una operazione editoriale vasta, cosa che potrebbero fare invece le grandi catene, ma ieri ci siamo detti che qualcosa dovevamo pur fare».

L’idea è nata in maniera spontanea proprio ieri mattina: «Molto presto come tutti i giorni – racconta ancora Francesca – ho guardato la rassegna stampa alla televisione e mi ha molto colpito un commento che diceva, giustamente, come la cosa brutta di tutta la vicenda fosse che il battage scatenato era per promuovere un libro. Poi su Facebook ho visto il post di una piccola libreria di Catania che aveva scelto di non vendere il testo di Riina e allora ho deciso, d’accordo con le persone che lavorano con me, di fare lo stesso. Qualcuno ha detto che il nostro è un falso moralismo perché il libro si potrà comunque acquistare in un’altra libreria ma non sono d’accordo: il nostro è moralismo, certe cose non si possono tollerare, bisogna tirare una riga ed è quanto abbiamo fatto».

Per chi conosce la storia, anche professionale, di Francesca Albano forse il gesto non ha bisogno di troppe spiegazioni: «Per anni – dice – abbiamo gestito la libreria della Festa dell’Unità, in tempi diversi da quelli di oggi: all’epoca c’era chi storceva il naso perché esponevano e vendevamo i libri della Fallaci, ma io mi sono sempre rifiutata di toglierli. Posso non condividere e non condivido molto di quanto scriveva la Fallaci ma la reputo una intellettuale e si tratta di un’operazione culturale. Lo stesso non può dirsi certo per Salvatore Riina, non si può far passare la storia della famiglia Riina, con tutta la scia di sangue che ha provocato, come quella di una famiglia normale».

Sandra Nistri

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