Promossi al sud. Quali i criteri?

Il direttore della "Nazione" risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze 5 agosto 2015 - GENTILE DIRETTORE, non riesco a capire perché la percentuale dei promossi con il massimo dei voti sia inferiore in Toscana rispetto alle regioni meridionali. La culla dela lingua italiana dovrebbe favorire gli studenti che la parlano correntemente. Invece succede il contrario. Forse la necessità di entrare nel mondo del lavoro è uno stimolo a dare il massimo?

Francesco Italo Russo, Montecatini

CARO RUSSO, nutro molti dubbi sui confronti tra i voti di istituti provenienti da zone diverse del Paese, perché anche se i test sono uguali tra regioni differenti, i criteri di valutazione non sono omogenei. Dal confronto dei voti si evince spesso che le classi migliori sono al sud mentre a Milano, Torino, Bologna, Firenze sono più indietro di Napoli e Palermo: è possibile? Direi di no, anche perché poi gli istituti più qualificati e riconosciuti anche all’estero (Bocconi, Politecnico, Normale) sono al centro-nord. Proprio per questo sono contento che la maggior parte delle università abbia abolito il voto ottenuto alla maturità tra i requisiti da prendere in considerazione per l’ammissione o meno ai corsi. In teoria è giusto che dovendo fare una selezione per l’ingresso negli atenei si tengano in considerazione i risultati ottenuti negli anni delle superiori ma poi si sa che al sud è più facile ottenere i voti, e allora tutto il confronto si vanifica.

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