Tagliate la sanità, non la salute

Risponde l'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

Firenze, 2 agosto 2015 - Caro Mancini, il governo ha bisogno di soldi e li cerca nella Sanità. Che senso ha tagliare le tasse se poi per farsi curare bisogna spendere di più, con il rischio di non avere l’assistenza necessaria?

Giulio Betti, Sansepolcro

ispondo con una provocazione. Ma mica tanto. La Sanità è un apparato pubblico, la Salute è nostra. Sono ovviamente connesse, ma su piani differenti. Nella sconfinata prateria della Sanità-azienda, per decenni hanno cavalcato gli sprechi: terreno fertile della lottizzazione, sacca di improduttività, rifugio (in ufficio) di politici trombati e in attesa di carriera, dispensatrice di consulenze gonfiate. La Salute è un’altra storia. Qui bisogna distinguere i teoremi della politica – apparentemente corretti – dalla loro praticità. Il governo sta pensando di recuperare soldi fermando il flusso di malati al pronto soccorso e soprattutto introducendo la ghigliottina sulle richieste di esami diagnostici (inutili e costosi?) lasciando così il cerino in mano al medico di base, che rischia anche sanzioni per gli abusi (stabiliti da chi?).

Roma finge di non sapere che un simile provvedimento acuirà la guerra fra specialisti e medici di famiglia, che si contenderanno il diritto di non prescrivere approfondimenti clinici e ricette per evitare la tagliola. Con il risultato che il paziente, se vorrà sottoporsi a una risonanza magnetica o a una tac, dovrà rivolgersi a un istituto privato – pagando! – oppure rinunciare e tenersi il dubbio della diagnosi. Eppure ci sono 10 milioni di italiani che non possono curarsi come dovrebbero perché non possono permetterselo. La malattia è una condizione di fragilità nella quale ciascuno ha il diritto di essere sorretto dal braccio pubblico, anche solo per sentirsi protetto da un’ecografia in più. Ricordo l’articolo 32 della Costituzione: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti".

Quanti italiani possono sostenere che sia così? Quanti vanno al Pronto soccorso solo perchè non hanno trovato altra assistenza? Ridurre i finanziamenti per la cura della nostra salute, è una contraddizione, un insulto alla Costituzione. A meno che non si svuotino gli uffici di Asl e i presidi gonfi di amministrativi. Ma è troppo difficile – o non conviene – capire che servono ospedali, non aziende.

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