Viva la scuola dove s'insegna a salutare

Il Direttore risponde ai lettori

Il direttore de La Nazione, Pier Francesco De Robertis

Il direttore de La Nazione, Pier Francesco De Robertis

Firenze, 5 ottobre 2015 -  CARO DIRETTORE, ho letto la notizia del preside che ha imposto il buongiorno ai ragazzi. Con tutti i problemi della scuola mi pare che i professori debbano pensare ad altro.

Santino Natuzzi, Pisa

 

CARO NATUZZI, credo invece che il preside della scuola di Empoli che ha emanato la circolare abbia fatto una cosa giustissima. Quando andavo a scuola io ci si alzava in piedi se il professore entrava e usciva, non si stava a mani in tasca davanti agli insegnanti e di non dire buongiorno non se ne parlava neppure. Non erano modi antiquati, era soltanto educazione. Era la coscienza che ci si comporta in un certo modo, che la forma è sostanza, e che la scuola, come peraltro la famiglia, deve per prima cosa insegnare come si sta al mondo. L’italiano o la matematica sono importanti, ma se non si sa che si deve salutare qualcuno quando lo si incontra, tutto lo scibile umano non serve a niente. In questa vicenda piuttosto mi rattrista pensare che ci sia voluta una circolare di un preside per affermare una verità tanto elementare. Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi, si dice, beato il popolo che per far dire buongiorno a un ragazzo non ha bisogno di una circolare.

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