La Chiesa e le unioni civili

Il direttore risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze, 28 agosto 2015 -  GENTILE DIRETTORE, non capisco l’ingerenza della Chiesa nella questione delle unioni civili. Se la Chiesa non riconosce il matrimonio civile, che differenza fa per lei tra un uomo e una donna sposati civilmente e una coppia gay unita dallo stesso vincolo? Perché la Chiesa non condanna anche i matrimoni civili? Perché ora riguardano anche i gay?

Marco Romagnani, Prato

 

CARO ROMAGNANI, per prima cosa penso sia errato parlare di «ingerenza» visto che la Chiesa italiana è un «attore sociale» come tanti altri e quindi ha titolo a esprimere la propria opinione. Tra l’altro non si può compiacersi quando la Chiesa tratta male i politici definendoli una casta, o quando il Papa lancia un appello per la tutela del creato e poi adombrarsi quando invece i vescovi esprimono pareri su temi meno condivisi da tutti. In ogni caso credo che le vere perplessità ecclesiali riguardo al progetto di legge del Pd sulle unioni civili siano soprattutto riguardo alla possibilità che alla fine venga in qualche modo introdotta la facoltà per le coppie omosessuali di adottare figli. Cosa che, a mio parere, va del tutto esclusa perché una cosa sono i diritti delle persone adulte che in piena libertà operano delle scelte e che è giusto godano tutti delle stesse opportunità civili, altra cosa le problematiche relative a minori.

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