La 'congiura' sulla benzina

Il vicedirettore de La Nazione risponde ai lettori

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Firenze, 29 novembre 2014 - CARO DIRETTORE, ci risiamo: il prezzo del petrolio scende, noi corriamo al distributore, ma assistiamo solo a qualche «ritocchino». E nemmeno dappertutto. Sono aumentate di nuovo le tasse, nessuno controlla i petrolieri, oppure dobbiamo rassegnarci a essere i più fessi d’Europa? Ripresa sì, ma per i fondelli....

Francesco S., via mail

Risponde il vicedirettore de La Nazione Mauro Avellini

QUESTA è la cosa che fa arrabbiare di più. Anche perché è la più incomprensibile. Proviamo a dire due o tre cose. Intanto se i prezzi del petrolio calano non è perché hanno trovato nuovi giacimenti. E’ solo perché alcuni paesi hanno deciso di mantenere sul mercato lo stesso numero di barili. Quando il prezzo risalirà sarà perché l’economia degli altri produttori soffre troppo e avrà bisogno dell’aiutino del greggio. Da giugno a oggi il prezzo è sceso addirittura del 35%, ma il pieno lo paghiamo solo qualche centesimo in meno, perchè aumenta il prezzo della raffinazione, deciso a livello mondiale (sic!) da una società privata. Restando in Italia, la spesa per i carburanti è la più alta d’Europa perché le accise sfiorano il 60% del prezzo finale. Sono sempre le stesse, esagerate e assurde, compresi i «rimborsi» per terremoti, guerre (anche quella d’Abissinia) e alluvioni (vedi Firenze). Un record per il quale non si capisce perché l’Europa, pronta a multarci per qualsiasi cosa, non abbia ancora deciso di intervenire. Però almeno si comprende perché i tedeschi girano in auto molto più di noi.