Cinquantenni cyber-fusi

Il commento

Viviana Ponchia

Viviana Ponchia

Firenze, 10 febbraio 2016 - Mio padre mi ha chiesto come usare Internet sullo smartphone, il regalo di Natale che ha fatto vacillare le sue certezze. Ha detto con grande umiltà: "Non riesco a farci niente. Mi sento analfabeta e un po’ scemo". Mio padre non è scemo. Ha 80 anni e oggi è contento di poter trovare su Google un certo ristorante nelle Langhe. Ma si fermerà lì. So per certo che non posterà mai una foto, non chiederà un’amicizia e non implorerà ravanelli per la sua fattoria. Questo anziano curioso in pieno possesso delle sue facoltà è un vero adulto sfiorato di striscio dalla rivoluzione che ha rimbambito la generazione dopo la sua, confondendola in maniera preoccupante e comica con quella dei nipoti. Quindi è l’unico autorizzato a ridicolizzare un adolescente che smanetta a tavola, alle due di notte delira perché il Wi Fi non prende e va fuori di testa se non trova una presa per la ricarica. 

Qui nelle terre di mezzo è meglio se stiamo zitti. Abbiamo dato pessimi esempi, la vera emergenza educativa siamo noi. Accecati dall’illuminazione digitale, goffi paladini della condivisione e della ricerca del tempo perduto alle medie, che perduto dovrebbe restare. Noi, i quaranta-cinquantenni siamo i parvenu della nuova comunicazione. E i nostri figli giustamente si vergognano rifiutandoci qualsiasi contatto in rete. Non possono sopportare che qualcuno chieda loro: ma quella è tua madre? Conosciamo il minimo indispensabile per fare brutta figura e metterci nei guai, il galateo no. Loro sono molto più bravi a nascondersi e a fare perdere le tracce, a sfruttare il web come il pianeta di cui sono i soli indigeni. Noi siamo venuti dopo e non abbiamo mai perso lo stupore di chi va in gita a Venezia per la prima volta. Su Facebook si aggirano milioni di adulti che si comportano come bambini, mettono foto imbarazzanti, gareggiano con altri adulti per avere più amici.

Secondo l’Istat, più di un quarantenne su due usa il computer per mandare messaggi nelle chat e uno su tre usa i file sharing per scambiarsi musica e film. E quando qualcosa si inceppa è ai bambini veri che si rivolgono: "Ho perso i contatti", "Non riesco a scaricare l’ultimo di Lady Gaga". Mio padre guarda con ammirevole sospetto l’icona che lo invita a fare più movimento. Ha appena finito un doppio a tennis, quindi è ovvio che lo scemo è il telefono.