Il velo ai vini, esempio per noi

Il direttore risponde ai lettori

PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Firenze, 9 febbraio 2016 - CARO DIRETTORE, ho visto che avete riportato con risalto il caso del ristorante fiorentino Enoteca Pinchiorri che va a Dubai, e lì «deve» in qualche modo sottostare alle regole islamiche sull’alcol, «velando» le vetrine che mostrano le bottiglie. Non ci vedo niente di strano, mi sarei meravigliato del contrario.

Sandro De Centa, Pistoia

Caro De Centa, non ci vedo nulla di strano neppure io, e, anzi, lo ritengo addirittura giusto. Se nei paesi islamici esistono certe regole si rispettano, e chi va si adegua alle norme e alle tradizioni del luogo, di qualsiasi natura siano. Altrimenti sta a casa propria. Quello che mi meraviglia è l’atteggiamento speculare che invece mostriamo noi, guarda caso verso le stesse culture di cui stiamo parlando, quando neghiamo la nostra cultura e la «adattiamo» a quella degli altri, per «non urtare le loro sensibilità». Il caso delle statue velate ai musei capitolini di Roma di fronte al presidente iraniano Rohani è l’ultimo della serie, prima c’era stato quello accaduto a Palazzo Vecchio per uno sceicco arabo. Altri ne potremmo citare, per non arrivare all’annosa questione del presepe e dei cori natalizi. Gli altri difendono con orgoglio le loro tradizioni, noi ci annulliamo. Che le devo dire? Bravi loro.

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