Il sistema fa acqua

Buona domenica

Luigi Caroppo

Luigi Caroppo

Firenze, 29 maggio 2016 - Nessuna fatalità e nemmeno incrocio di coincidenze sfortunate lungo l’autostrada dell’acquedotto di ghisa del martoriato sottosuolo del centro storico. Continueremo a dirlo con forza come il sindaco tornerà ogni giorno in pellegrinaggio nel cantiere di lungarno Torrigiani. Così come ripetiamo: nessuna impunità e nessuna prescrizione. La città vuole nome e cognome di chi ha sbagliato, non un capro espiatorio. E vuole che la rete di tubature sia più sicura anche a fronte degli enormi ricavi di Publiacqua.

Il «terremoto» sul lungarno pone alcune riflessioni. 1) Abbiamo presentato a Publiacqua cinque domande. Semplici e chiare. Il manager Carfì (non dichiarato il suo compenso sul sito istituzionale della società) non risponde: non è interessato a dare spiegazioni alla città che dovrebbe servire con la sua professionalità; il presidente Vannoni (da 87mila euro l’anno di compenso), mister delle pubbliche relazioni e dei tagli dei nastri ai fontanelli, aspetta le relazioni. Eppure sono passati giorni e un’idea qualcuno, nel bel reame di Publiacqua, se la dovrebbe esser fatta. 2) L’analisi del cda attuale e passato di Publiacqua, come quello di moltissime partecipate, genera più di qualche dubbio in termini di efficienza tecnica della complessa macchina di una maxi società. Quando incideranno quei consiglieri che si portano a casa 22mila euro, non proprio bruscolini, all’anno? Il governatore Rossi, nella sua lunghissima campagna alla segreteria Pd, ha riscoperto il valore dell’acqua pubblica. Ci voleva la maxi frana? 3) Il sindaco chiede il miracolo. Tutto nuovamente a posto sul lungarno entro il 4 novembre. Gli esperti dicono che ci vuole come minimo la procedura d’urgenza. Chissà se la fantomatica conferenza dei servizi che deve dare l’ok a ogni lavoro pubblico più complesso metterà tutte le firme in tempo. 4) Nardella farà il solco tra Palazzo Vecchio e la voragine; ha detto che tutti i giorni sarà lì. Ha fatto la voce grossa dal pomeriggio di mercoledì, dopo lo choc della mattina. Ieri si è spinto più avanti. «Non finirà a tarallucci e vino » ha detto. Perché altre volte è finito così? Buona domenica.

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