Giovedì 16 Maggio 2024
Roberto Davide Papini
Cronaca

"Sono musulmano e vivo grazie a un cuore cristiano. E oggi anche io sono Charlie"

Lo stilista fiorentino (di origini marocchine) Ben M'Barek parla a Porta a Porta del trapianto che gli ha salvato la vita e della sua storia di integrazione

Hicham Ben M'Barek durante "Porta a Porta"

Hicham Ben M'Barek durante "Porta a Porta"

Firenze, 10 gennaio 2015 - A sette anni è arrivato dal Marocco con sua madre su una barca in Europa (a Gibilterra) e poi in treno fino a Firenze. Qui è cresciuto, si è integrato ("Sono cresciuto con i miei amici fiorentini") ha incontrato la donna della sua vita, Jessica, e ha avviato la sua attività di stilista/imprenditore nel campo della pelletteria. Hicham Ben M'Barek, musulmano, ha raccontato a "Porta a Porta" su Rai Uno  la sua storia di integrazione, tolleranza, convivenza multireligiosa ("mia moglie è cristiana e a tavola lei mangia tranquillamente la carne di maiale e io non la mangio, molto semplicemente"), un'integrazione che, in tutti i sensi, è dentro di lui: "Ho avuto sette infarti e se sono vivo è perché una signora, italiana e cristiana, ha deciso di donare il cuore di suo figlio. Ora quel cuore cristiano batte dentro di me".

L'INTERVISTA DI HICHAM BEN M'BAREK A PORTA A PORTA

Sui tragici fatti di Parigi, sull'attacco dei terroristi islamici, Hicham è molto chiaro: "Anche io sono Charlie (riprendendo il motto di solidarietà verso il giornale Charlie Hebdo, obiettivo dei terroristi, ndr), ma sono anche Ahmed, come il poliziotto musulmano che era lì in difesa di Charlie". Lo stilista si è espresso anche sul suo profilo Facebook: "Smettetela di parlare di Islam, di integrazione non c’entrano niente con ciò che è accaduto in Francia. io sono islamico credente e praticante ed i miei migliori amici sono Gianluca, Matteo, Raffaele, Niccolò, Giulio, Samuele, Mattia eccetera,  di fede cristiana e li preferisco a miei parenti musulmani. La mia compagna si chiama Jessica è cristiana, veste come gli pare, mangia la carne di maiale ed è lei spesso a ricordarmi il momento della preghiera. Mio figlio si chiama Matteo proprio come il migliore amico e quello che nascerà a giorni Francesco. Dentro il mio petto batte il cuore di un cristiano e ne vado orgoglioso e se ce ne fosse bisogno darei il cuore di mio figlio ad un bambino ebreo. Questo è ciò che vi è scritto sul corano niente di diverso".