Forteto, il cerchio magico della sinistra. Giudici e politici alla corte del ‘profeta’

Amicizie, favori (e contributi) in nome del progresso. Gli abusi? Attacchi "fascisti"

Rodolfo Fiesoli (foto esclusiva RIccardo Germogli/La Nazione)

Rodolfo Fiesoli (foto esclusiva RIccardo Germogli/La Nazione)

Firenze, 24 giugno 2015 - La madre di tutte le domande continua a picconare l’ultimo diaframma del silenzio: chi ha coperto gli abusi del Forteto? Perché gli abusi sono accertati da una sentenza, sia pure di primo grado, e dalle testimonianze raccolte al processo: dunque da questo bisogna partire. La seconda domanda è politica: ha origini puramente ideologiche la contrapposizione che si propose negli anni Ottanta e che si è ripetuta a distanza di trent’anni, durante i quali nessuno avrebbe sollevato dubbi sui metodi praticati nella comunità e sui finanziamenti pubblici, se non ci fosse stata la denuncia delle vittime? Il fatto che la cooperativa e la comunità di Vicchio siano diventati la vetrina della politica e abbiano sviluppato un recinto di protezioni, consapevoli o meno, che resiste ancora, mescolando il diavolo e l’acqua santa, i cattolici di sinistra - definiti cattocomunisti - e gli eredi del Pci, poi Pds, Ds ecc., resta un macigno difficile da rimuovere. Se la legittimazione di quella controversa esperienza va ricondotta al sostegno che il tribunale dei minori ha sempre riconosciuto alla comunità, in primo luogo per la posizione innocentista del presidente Giampaolo Meucci, icona della sinistra cattolica e assertore di una filosofia dell’educazione che privilegiava la vita in comune rispetto a quella in famiglia, non si capisce perché le perplessità si siano dissolte invece di essere approfondite. Chi ha cercato delle risposte, come qualche dirigente dell’Asl del Mugello, ha trovato una singolare spiegazione: "Una certa parte culturale di Firenze diceva che sì, la sentenza c’è stata, però è stato un errore di interpretazione, perché ci sono state malelingue, quelli che hanno un modello retrivo di cultura legata alla famiglia".

Ascoltati oggi, esponenti politici della sinistra, ex Pci, non ricordano di essersi mai posto il problema, probabilmente perché hanno codificato nella memoria la "macchinazione fascista" che, secondo i leader comunisti dell’epoca, produsse la condanna dell’85. Così è stata una crescente consacrazione ideologica, una ennesima rivincita che ha dato al Forteto la patente progressista per ospitare D’Alema, Fassino, Rosi Bindi, la Camusso, Livia Turco, Di Pietro. Venivano fin qua invitati dal partito, che era sollecitato dai segretari di sezione del Mugello, a loro volta convinti dai sindaci, ansiosi di far conoscere e promuovere il Forteto e i suoi prodotti.

La catena sembra questa, oggi lo chiamerebbero "cerchio magico". Non è chiaro se all’origine della mobilitazione ci fossero i motivi commerciali, la difesa di grandi affari legati a parecchi posti di lavoro o interessi elettorali e privati? Risulta dalle testimonianze riportate alla commissione d’inchiesta della Regione, che ai frequentatori più assidui venivano riservati trattamenti d’amicizia. Tipo "regalare la spesa fatta settimanalmente in cooperativa, far cavalcare gratuitamente uno dei cavalli del maneggio, invitare a pranzo o a cena". Ma può bastare a spiegare la quantità di iniziative che convergevano sul Mugello? Libri editi dal Mulino (1999), le presentazioni in Palazzo Vecchio e in Provincia. Tutte della stessa matrice politica. Sempre nelle testimonianze raccolte dalla commissione d’inchiesta, si legge che "al Forteto si doveva votare a sinistra: nel 1995 venne fatta un’apposita riunione fra i ragazzi per spiegare per chi votare. Un’altra volta fu deciso che tutti i grandi facessero la tessera, naturalmente tutti di sinistra. Poi ci fu la scissione e furono divise le tessere, un po’ in qua e in là".

La corrente di legittimazione ha eretto un muro trentennale. Fatto di collaborazione e di contributi per le manifestazioni locali. La sezione dei Ds di Vicchio non ha mancato mai di riconoscere "stima e amicizia per Fiesoli e tutti i fondatori del Forteto, che hanno sempre dimostrato disponibilità, specialmente in occasione delle feste dell’Unità". Appena due anni fa il Pd mugellano aveva messo sotto processo politico Paolo Bambagioni, suo consigliere regionale, accusato di eccessivo zelo inquisitorio come vicepresidente della commissione d’inchiesta.

Ora affiorano le correzioni di rotta e i ripensamenti, ora che il caso Forteto non può essere considerato un teorema politico, ordito dai "clerico- fascisti" più di trent’anni fa. Gli errori e gli appoggi politici possono essere stati frutto della buona fede, come ha riconosciuto perfino Carlo Casini, il magistrato che per primo condannò Fiesoli. Ma ci sono stati, e non per garantismo. Capire perché, scoprire se siano sfuggite responsabilità del secondo livello, però è necessario. E può aiutare anche a difendere l’ attività produttiva e commerciale, a ripulirla di ogni sospetto. La cooperativa rimane un business importante per l’economia del Mugello e non può permettersi di restare all’ombra di vicende terribili.

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