Forteto, la Regione non farà ricorso. E’ bufera: "Dimostri da che parte sta"

L’ente, parte civile, rinuncia ad andare in Cassazione per il giudice ricusato / FORTETO, LE VITTIME SCRIVONO A RENZI / FORTETO, LA NUOVA ACCUSA E' "VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO"

Il Forteto

Il Forteto

Firenze, 22 agosto 2014 - DIRANNO che non c’è ancora nulla di sicuro. Che c’è ancora tempo per decidere. Che le recenti dichiarazioni a orologeria di Stefania Saccardi («il compito delle istituzioni non può essere quello di dibattere sul processo, fare commissioni di indagine o ricorrere contro la ricusazione del giudice Bouchard») nulla c’entrano con tale decisione e, insomma, basta con questi scocciatori di giornalisti, famigerati mestieranti della dietrologia. Diranno tutto questo e anche di più. Ma il fatto è uno. Al termine di una riunione avvenuta martedì, il dado è stato tratto: la Regione Toscana, parte civile nel processo sul Forteto, non presenterà ricorso in Cassazione contro la decisione della corte d’appello — su richiesta della difesa del fondatore Rodolfo Fiesoli — di ricusare il presidente del collegio giudicante Marco Bouchard. Invece del ricorso, la Regione dovrebbe limitarsi a depositare una ben più innocua memoria «ad adiuvandum» così come era nei desiderata della vicepresidente Saccardi. Diranno che non è una cosa così clamorosa e infatti giuridicamente non lo è né pregiudica alcunché dopo il solido ricorso della procura generale e quello affilatissimo dell’avvocato Barbara Londi, parte civile per due vittime delle violenze. MA LO

SMARCAMENTO della Regione è evidente e clamoroso (perché formalmente avalla una mossa ordita dalla difesa del principale imputato) da un punto di vista puramente morale, anche se nel marcio del processo Forteto di moralità se ne trova poca.

LA DECISIONE di non presentare ricorso in Cassazione sarebbe determinata da un banale principio: il ricorso l’ha già fatto la procura generale, quindi che c’entriamo noi? La risposta la porge un allibito Stefano Mugnai, consigliere regionale che guidò la commissione d’inchiesta sul Forteto: «Mi sembra una frenata dopo che per trent’anni le istituzioni hanno collassato su quella setta e la Regione, in questo, ha enormi responsabilità. Credo che, per rispetto alle vittime, la politica non debba girarsi dall’altra parte ma affrontare la questione a viso aperto. Stefania Saccardi sbaglia: le istituzioni dimostrino da che parte stare facendo passi formali come era stata la costituzione di parte civile. Coerenza avrebbe voluto che il ricorso ci fosse».

ANCOR PIÙ DURO il consigliere regionale di Fdi Giovanni Donzelli, da sempre in prima fila per tutelare le vittime del Forteto: «Che dire se non che il pizzino della Saccardi, inviato attraverso quelle dichiarazioni di pochi giorni fa è andato a segno. Aveva mandato un messaggio trasversale chiedendo proprio questo. Ma la domanda è: perché il governatore Rossi cede alla sua numero due? Risposta: tace perché ha il terrore di non essere ricandidato e quindi antepone i suoi interessi personali a questa terribile vicenda. Spero solo che Saccardi abbia preso questa decisione da donna libera e non abbia avuto pressioni».

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