Il profeta, dai riflettori al confino. Tutti in attesa della prossima mossa

Interviste, libri, inviti vip: poco prima dell’arresto era a Palazzo Vecchio / L'INTERVISTA ALLA VITTIMA / TANTI MISTERI NELLA COMUNITA' DEL PROFETA: IL NOSTRO SPECIALE / FOTOGALLERY: FIESOLI DOPO LA SENTENZA / GUARDA IL VIDEO DELLE IENE

Fiesoli durante il suo intervento al Tedx in Palazzo Vecchio

Fiesoli durante il suo intervento al Tedx in Palazzo Vecchio

Firenze, 21 giugno 2015 - «Eravamo considerati strani, fuori dalle regole, ci accusavano di promiscuità sessuale, ci dissero che eravamo una setta. Poi qualcuno mandò una lettera anonima e un giudice prese la palla al balzo. Che vuole, avevamo dato ricovero a ragazzi violentati, a minorati psichici, c’erano di mezzo famiglie arrabbiate e tanti colpevoli che temevano di essere scoperti. Raccolsero delle improbabili testimonianze e mi arrestarono insieme a Luigi Goffredi». E’ il 2010, la sentenza del 1985, che condannava il profeta Rodolfo Fiesoli e il suo più fedele pretoriano sembra lontanissima. Anzi, sembra non esserci mai stata visto che il Forteto, oltre che una cooperativa che macina milioni di fatturato e spedisce formaggi in tutto il mondo, è un modello educativo da esportare su cui si scrivono libri e si pubblicano saggi. Nel novembre del 2011 – un mese e mezzo prima del suo arresto – Rodolfo Fiesoli è nientemeno che tra i pochi eletti che si guadagnano i diciotto minuti di palco di Palazzo Vecchio: è il Tedx, un’idea che Renzi – allora sindaco – ha copiato dagli americani per dare lustro a persone e progetti. In quella manciata di eletti c’è proprio lui, il Fiesoli, a masticare di diritto minorile e narrare di caffé con La Pira e con l’ex presidente del tribunale dei minori Meucci.

Si appella alla «tanta gente meravigliosa» presente nella platea del Salone dei Cinquecento, chiama Matteo per nome e imita la psicologa che lo affianca in quel progetto per le scuole. Di quel rappresentante di vernici che incantava i ragazzi più giovani nella parrocchia della Querce, a Prato, ed era solito a certi gesti plateali come tirarsi fuori il membro in pubblico, è rimasta sicuramente la calata dialettale. Per qualcuno, già allora, era un guru da seguire – e infatti lo seguirono – per altri non era altro che «un grullo», come ebbero a commentare in paese quando seppero del suo primo arresto. Si battezzò da solo profeta, a dire la verità all’inizio oltre alla vocazione mistica ebbe pure quella scientifica, visto che nei capi d’imputazione del primo processo era accusato pure di usurpazione di titolo: diceva che era medico o psicologo, a seconda delle situazioni.

«Dei 38 fondatori ne sono andati via solo quattro o cinque, siamo sempre gli stessi», assicura in un’intervista del 2010. E’ abbastanza vero, visto che anche il processo, gli imputati hanno deciso di affrontarlo tutti insieme, senza sfilacciarsi. Eppure, qualcuno avrebbe potuto passare sull’altra sponda, diventare vittima anche lui del profeta, ma non lo ha fatto.

E lui, confinato a Pelago ma non più obbligato dalla legge, che farà adesso?

Pretoriani e non, son tutti ad aspettare la sua ultima mossa. Dorme fino a tardi (una sua abitudine, c’è scritto anche negli atti) protetto perfino dal più palestrato dei ragazzi del Forteto rimasti a lui fedeli, e dalla moglie, Licia. «Maestra elementare che aveva tutte le comodità, ha lasciato tutto anche lei ed è ancora la più convinta di tutti», diceva il profeta quando i taccuini non gli facevano paura. Anzi.

stefano brogioni

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