Lo strano caso del dottor Leonetti: per il Forteto lui si è fatto in tre

Giudice, medico e consulente nella giunga degli 'affidi al buio' "SCELSE FIESOLI IL PADRE DI MIO FIGLIO" / CASO FORTETO IN PARLAMENTO / VAI ALLO SPECIALE FORTETO / FORTETO, L'OSCURO MIRACOLO ECONOMICO: CONTRIBUTI PUBBLICI PER 2,5 MILIONI

Roberto Leonetti

Roberto Leonetti

Firenze, 29 giugno 2015 - Direttore di neuropsichiatria infantile al distretto Asl di Borgo San Lorenzo dal 1994 al 2000. Giudice onorario del tribunale dei minori dal 1989 al 2004. E pure consulente della della procura. Nel mezzo, anche una postfazione al libro “Il Forteto - Storie e realtà raccontate dal medico di famiglia” scritto da Lucio Caselli (che contiene anche una prefazione di Antonio Di Pietro), molti convegni e qualche visita nel tempo libero al Forteto, anche con i suoi figli. Alternandosi tra tutti questi ruoli, a Roberto Leonetti, attualmente direttore del dipartimento di salute mentale della Asl 10, è capitato pure di occuparsi degli stessi bambini ma da prospettive differenti, senza mai sollevare un dubbio sull’opportunità o la compatibilità di questi incarichi. E in ognuno di questi casi affrontati dal mega dirigente Asl-magistrato, c’era di mezzo il Forteto, la comunità del Mugello i cui componenti, guidati da Rodolfo Fiesoli, sono stati condannati in primo grado per abusi sessuali e maltrattamenti. Qualche esempio? Nel caso di due sorelline la cui madre è stata arrestata per abusi, Leonetti figura nella collegio del tribunale che, il 20 marzo 1995, colloca le bambine alla «cooperativa agricola Il Forteto in persona dei coniugi Goffredi Luigi e Mariella».

Pochi mesi dopo, rispunta Leonetti ad occuparsi delle due minori ma non più con la ’toga’ bensì con il camice del neuropsichiatra infantile: la relazione, firmata anche da lui, attesta «rapporti affettivi ed educativi significativi e permanenti» con gli affidatari. Peccato che non si tratti dei «coniugi» Goffredi, indicati da lui e gli altri giudici del tribunale minorile, ma altre due coppie, per le quali «si ritiene necessario che sia formalizzato l’affidamento delle minori alle figure sopracitate». Una situazione, questa dell’anarchia sulla gestione dei minori, emersa anche durante la deposizione in tribunale di Leonetti: si sono messi in luce la totale assenza di controlli sui requisiti preventivi delle famiglie affidatarie e le lacune nelle verifiche dei percorsi di crescita dei bambini che finivano nel mezzo al «fai da te» legalizzato del Forteto. Ma sempre a riguardo delle due minori in questione, Leonetti va ancora molto oltre i suoi due ruoli di giudice e medico. Diventa anche consulente dell’accusa nel processo a carico della madre, accusata di violenza e atti di libidine su una delle due figlie.

La sua, non è certo una relazione qualunque, ma quella che cristallizza che la bambina «ha ripetutamente riferito a varie persone gli abusi subiti» e inchioda la donna. Leonetti dribbla le nostre domande – «Non posso rilasciare interviste, deve chiedere il permesso all’ufficio stampa della Asl», è la sua risposta alla richiesta di chiarimenti inerenti il suo ruolo di giudice onorario –, ma in tribunale, incalzato dall’avvocato Marchese e pure dalle domande del presidente Bouchard, ha convenuto che per il Forteto valeva la regola degli «affidi al buio». Un buio che non ha messo in luce neppure i troppi ruoli di Leonetti.

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