Forteto, c'è da pensare anche alla cooperativa: "Urge un'operazione di pulizia. Aria nuova nel cda con soci esterni"

Pietracito, uno dei primi accusastori di Fiesoli, rilancia la necessità di un vero e proprio 'ribaltone'

Il Forteto (foto Germogli)

Il Forteto (foto Germogli)

Firenze, 23 giugno 2015 - «E’ giusto salvare l’azienda Forteto, ma per farlo occorre tirare un rigo, separando nettamente la cooperativa dalla comunità-setta»: insiste Sergio Pietracito, uno tra i primi accusatori del «sistema-Forteto», e lo fa di fronte alle affermazioni del neo-presidente della cooperativa agricola Federico Palanti, secondo il quale nel nuovo cda non siedono «né indagati né condannati». «Vero – ribatte Pietracito - ma si scorda di dire che tutti e quattro i membri del consiglio d’amministrazione, Stefano Morozzi, presidente prima di Palanti, e Paolo Bianchi, Francesco Rotini, Alberto Bianco, hanno tutti testimoniato in difesa di Fiesoli e degli altri imputati. Ma di cosa si parla dunque? La comunità fa quadrato ancora intorno ai condannati. Per l’azienda occorrono figure completamente terze rispetto alla comunità. Si faccia avanti il mondo dei soci esterni. Anche perché con questa commistione alla fine ci rimettono i lavoratori e l’attività economica».

Pietracito se la prende anche con l’atteggiamento della Lega delle Cooperative. Il gruppo dei soci «dissidenti», quelli che avevano denunciato, già un paio di anni fa avanzarono la richiesta di avere una rappresentanza nel nuovo consiglio d’amministrazione. «Incontrammo il presidente di Legacoop Negrini, che ebbe con noi un atteggiamento arrogante. Ricordo ancora le sue parole: ‘Questa è una cooperativa con fatturato di tutto rispetto. E fa prodotti di ottima qualità. Tutto il resto non mi interessa’. Che rabbia. Come si fa a dire certe cose? Il peggiore degli imprenditori di Confindustria a confronto sarebbe un santo». Per le «vittime del Forteto» il commissariamento sarebbe allora la scelta più opportuna: «Va salvata l’azienda – dice Pietracito -, ma va ripulita dal cancro della setta. La cooperativa, i suoi lavoratori, sono un patrimonio, e vanno tutelati. Nessuno abbatte le piramidi egiziane, pur sapendo che sono state costruite al prezzo del sangue degli schiavi. Occorre però esserne consapevoli, anche il Forteto è stato realizzato sulle sofferenze di tanta gente».

E anche sul buon esito delle ispezioni ministeriali che ha bloccato il commissariamento ci sono forti sospetti: «E’ cambiato il governo –dice un socio di minoranza che chiede di rimanere anonimo- e sono cambiate le cose. Ricordo che tra i ministri c’è Poletti, che è stato presidente della LegaCoop per 12 anni». Così, «guarda caso è arrivato il colpo di spugna, e ispezioni strane, senza che di noi soci ‘dissidenti’ sia stato sentito nessuno» continua il socio di monoranza. E «scalpore» tra gli accusatori di Fiesoli ha provocato anche il comunicato di Legacoop e Confcooperative all’indomani della sentenza in cui si diceva: «Non comprendiamo il coinvolgimento della cooperativa, che oltre ad essere entità giuridicamente distinta dalla comunità, ha anche superato l’esame di due revisioni straordinarie da parte del Ministero dello Sviluppo economico. Il nostro obiettivo e impegno sarà quello di salvaguardare il lavoro e garantire un futuro a una realtà che rappresenta una ricchezza per tutto il territorio».

Paolo Guidotti

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