Firenze secondo il New York Times: ecco cosa vedere in 36 ore

Dal rinato Mercato centrale al 'must' del lampredotto. La rubrica del quotidiano torna a parlare del capoluogo toscano VIDEO/ENGLISH VERSION-VIDEO

Un fermo-immagine del sito del New York Times

Un fermo-immagine del sito del New York Times

Firenze, 25 settembre 2014 - Firenze torna ad essere meta della sezione viaggi del New York Times, quella dedicata al turismo in 36 ore. Ben in luce il fattore Renzi. L’ultima apparizione nella rubrica del quotidiano newyorkese, infatti, risaliva al 2010, a un anno dall’elezione a sindaco dell’attuale premier. Allora si esaltava la pedonalizzazione del Duomo, l’apertura di nuovi spazi di arte contemporanea e di ristoranti alla moda in palazzi antichi. A quattro anni di distanza Firenze viene descritta come una città fiorente in cui “luoghi storici una volta trascurati vengono riproposti come spazi culturali”. Questa volta si parla del Mercato centrale, del nuovo teatro dell’Opera, delle Murate, Forte Belvedere e del nuovo Museo del Novecento.

 

Ma non solo. “Un’ondata di nuove aperture - bar, boutique e ristoranti ben nascosti alle fiumane di turisti - suggerisce che la traiettoria verso l’alto della città non cambierà corso di qui a breve”. Per fare qualche nome: Cucina Torcicoda, Semel e Caffè Letterario, in zona Santa Croce; Zeb Gastronomia, Archea Brewery e l’Enoteca Pitti Gola e Cantina, in Oltrarno; il Gucci Museo e alcune boutique a pochi passi da via Tornabuoni, ovvero, Mio Concept Store e l’Antica Officina del Farmacista del Dr. Vranjes. Tra queste una, non troppo nuova, visto che esiste da una decina di anni, è particolarissima: Il Micio di Hidetaka Fukaya. Qui si producono lussuosissime scarpe da uomo fatte a mano secondo la tradizione. La particolarità è che a produrle non è un vecchio artigiano toscano ma un giovane giapponese che ha voluto apprendere e portare avanti questo mestiere. 

 

Oltre alle new entry rimangono ben saldi certi punti fermi della tradizione fiorentina come il lampredotto di Pollini in Sant’Ambrogio, la Pasticceria Giorgio a Soffiano o la Gelateria dei Neri. Non passano inosservati neanche locali moderni e innovativi già rodati come il Santo Bevitore o l’enoteca La Volpe e l’Uva, diladdarno. Tra i sempreverdi citati nella rubrica: il giardino di Boboli e la Torre di San Niccolò, dal 2011 aperta al pubblico nei mesi estivi.

 

Nel video a corredo dell’articolo spunta anche Clet. L’artista francese, intervistato nel suo atelier in San Niccolò, sembra quasi suggerire che comunque il cammino da fare per rilanciare Firenze come meta turistica contemporanea è ancora molto, ma la strada è giusta: “Ci sono sempre più turisti giovani che hanno bisogno di qualcosa di nuovo, di giovane. Questo rappresenta per Firenze un’opportunità per cambiare”.

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