Anche l’Università deve risparmiare

La lettera

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

Firenze 2 settembre 2014 - Gentile direttore, fra una stangata e un’altra, ecco anche quella dell’Università. Iscriversi è sempre più proibitivo: anche fino a 500 euro per i test d’ingresso ad alcune facoltà italiane. E in media vanno via altri 850 euro fra libri e cancelleria. Ora, io dico: va bene la selettività, ma così non è un po’ troppo? Per le famiglie è un massacro.

Alberto Giorgi, Ponsacco

Risponde il direttore de La Nazione

Non è un discorso di selettività, che comunque si fa sul merito, ma di distribuzione della spesa e di risparmi. Troppo facile aumentare le tasse universitarie, quando mancano i soldi. E’ un’abitudine diventata sistema, che mortifica la fantasia e l’ingegno di chi dovrebbe trovare strade alternative. E poi ci lamentiamo perché non siamo riusciti a innovare con lo stesso coraggio di altri Paesi. Anche nel mondo universitario ci sono sprechi da fermare, consulenze generose e spese da contenere. Altro che infilare le mani in tasca alle aspiranti matricole (e alle loro famiglie). Il governo sbandiera giustamente la riforma della scuola, come tappa fondamentale per “cambiare verso” al Paese, ma poi non fa nulla per impedire che gli sbarramenti primari verso la laurea siano i parametri economici. Una società che vuole crescere, deve mettere nelle condizioni di crescere, in primo luogo, i suoi giovani più meritevoli, dando però a tutti la stessa possibilità di giocarsi la partita. La maturità non si chiede solo ai ragazzi ma anche allo Stato.

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