I "Miti Viola": Julinho, il brasiliano dal cuore nostalgico

Il brasiliano fu uno dei grandi protagonisti della Fiorentina del primo scudetto '55/'56

Julinho in azione contro la Sampdoria (New Press Photo)

Julinho in azione contro la Sampdoria (New Press Photo)

Firenze, 9 dicembre 2017 - PROPRIO LUI, un brasiliano, Julio Botelho. Per i fiorentini era Giulino e basta. Uno di casa. Arrivò alla Fiorentina dal Portuguesa, era il 1955, giocò ottantanove partite, segnò ventidue reti, vinse lo scudetto e con quel numero 7 sulla maglia fece sventolare tante bandiere, così come ora sventolano i ricordi, le nostalgie e tanti orgogliosi «io c’ero». Qualcuno assicurò che un suo lontano parente, brava persona, era nato in Garfagnana. Si chiamava Botelli e così Julinho diventò oriundo ed ebbe via libera. Una magìa da scudetto anche quella. Che Italia e che Firenze erano?    UN CINEMA proiettava «Niagara» con Marilyn Monroe, «Lascia o raddoppia» ci fece perdere il sonno quando Marisa Zocchi di Pratolino si accontentò di metà dei cinque milioni finali, ma un Re in esilio, Faruk, gli fece arrivare l’altra metà. Scrisse un esperto che Julinho nei primi quindici metri della sua azione giocava per sé e per la gente. Negli ultimi quindici giocava per la squadra. Dopo un gol esultava in maniera contenuta, nessuna smanceria. Adorava Firenze e il colore viola, ma soffriva di nostalgia e difatti a un certo punto lasciò Firenze per tornare in Brasile.   PEDRO PETRONE, sudamericano come lui, aveva fatto lo stesso tanti anni prima. Fulvio Bernardini, l’allenatore, andò a San Paolo e costrinse Giulio a tornare. Tremila persone lo accolsero alla stazione di Santa Maria Novella. Giocò l’ultima partita contro il Padova, fece il giro del campo per salutare il pubblico e pianse. Tornò a Firenze come turista molti anni dopo e volle subito salire in via Pietro Tacca, sotto il Piazzale Michelangelo, per vedere la sua vecchia casa. «La Nazione» gli consegnò un grande poster con lo stadio di Firenze visto dall’alto. Disse subito: «Lo farò incorniciare a San Paolo».    QUEL POSTER è certamente lì, in bella mostra. Giulio non c’è più, ma è soltanto un modo di dire. Personaggi come lui, come Bartali, come altri sportivi e come attori famosi (Gary Cooper e Rita Hayworth dirà qualcuno), tutti loro sono sempre qui, guai se non ci fossero, vero Giulio?

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