Ecco la lezione di Passarella: "Viola, più grinta"

Intervista esclusiva a la Nazione del difensore argentino, tornato nella "sua" città

Passarella a Firenze (foto Germogli)

Passarella a Firenze (foto Germogli)

Firenze, 29 ottobre 2014 - La faccia da indio è la stessa. Passarella se la porta dietro da sempre, è il suo tatuaggio da cattivo: ma oggi questo signore di sessantuno anni racconta se stesso con la dolcezza di chi torna a Firenze e sa di essere a casa. Il primo amico che ha visto è un altro mezzo sconosciuto da queste parti: Giancarlo Antognoni. Sono andati subito a cena. Incontriamo Daniel Passarella in piazza della Repubblica, sta per fare shopping al negozio dei vecchi amici Andrea e Marco Chiarini, in via Roma: un maestro di calcio – oggi commentatore per alcune reti sportive brasiliane – che tra un parere sull’Italia e una carezza alla maglia viola ("Quando la danno in tv vedo sempre la Fiorentina, ma ora accade di rado") ha fra gli altri un compito pressante: suo figlio Lucas lo ha spedito a Firenze per comprare il cinturino di una marchia prestigiosa, quello originale si trova solo qui.

Parlare con Passarella è tornare giovani, ai ricordi di chi andava in Fiesole quattro ore prima ed i giocatori apparivano uomini normali, anche nel fisico. Meno palestra e più piedi buoni. Il Caudillo calciava le punizioni a giro, anche se non era altissimo per il ruolo (libero) saltava più in alto di tutti, e spesso i gomiti non restavano attaccati ai fianchi. "Oggi il calcio è diverso – racconta Daniel – anche ai Mondiali abbiamo visto che i giocatori che dribblano sono rimasti pochi. Vanno di moda in passaggi brevi e ravvicinati (smorfia di disprezzo, ndr) ma chi salta l’uomo è il vero rivoluzionario del calcio, quello che mette i compagni in superiorità numerica".

Che idea si è fatto della Fiorentina?

Quest’anno l’ho vista solo a Milano contro il Milan. Ho l’impressione – ma posso sbagliarmi – che due anni fa giocasse molto meglio, con più convinzione.

Oggi il Caudillo di Firenze è Gonzalo Rodriguez.

Ottimo giocatore, molto tecnico. Ai tempi del River volevo portarlo da noi, ma non c’erano i soldi.

Un giudizio su Basanta.

Lo conosco poco, ha giocato tanto in Messico, difficile parlarne....

Torniamo alla Fiorentina.

Sono venuto a trovare il mio grande amico Antognoni, l’unica vera bandiera di Firenze. Ho rivisto con piacere Massimo Orlando.

Le piacerebbe visitare il nuovo centro sportivo ?

Certo, ma dato che sono educato non chiamo, per rispetto.

Chi conosce della squadra attuale?

Cuadrado, Pizarro, Rossi e Aquilani, li ho seguiti spesso.

A Firenze la nemica numero 1 è sempre la Juventus.

Le racconto un episodio curioso: il mio gol più bello con la maglia viola fu fatto proprio alla Juve, per giunta a Torino. Una punizione dal limite che sorprese Tacconi. Peccato che l’abbiano vista in pochi, c’era lo sciopero della Rai. Era il 1983.

Dei suo vecchi compagni di squadra chi sente?

A parte Antognoni, ogni tanto parlo al telefono con Ciccio Graziani. Con Bertoni mi vedo spesso a Buenos Aires. L’altra settimana l’ho torchiato bene bene, è troppo grasso e gli ho consigliato di mettersi una cyclette in casa. Non mi dà mai retta, quel ragazzo.

Ha commento i Mondiali in Brasile. Che figura ha fatto l’Italia?

Ha cambiato modo di giocare, secondo me sbagliando. Ho visto troppi difensori azzurri guardare la palla e dimenticarsi dell’attaccante. Ne ho parlato spesso con Cannavaro, mi dava ragione.

Ai suoi tempi era il contrario.

Lasci perdere, quando affrontavi gente come Falcao, Socrates e Zico tutti insieme, o Rossi, Bruno Conti e Graziani, sì che stavi attento all’uomo... E spesso non bastava.

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