Fiorentina, quel viaggio verso lo scudetto: 60 anni fa Julinho abbracciò Firenze

Dallo sbarco a Ciampino dopo un volo lunghissimo all’incontro con Bernardini. La sua prima dichiarazione: "Sono molto contento di venire a giocare in Italia. Dei miei nuovi compagni ho sentito parlare soltanto di Virgili, gli altri li conoscerò presto"

La "Nazione" del 4 agosto 1955 racconta l'arrivo di Julinho

La "Nazione" del 4 agosto 1955 racconta l'arrivo di Julinho

Firenze, 25 luglio 2015 - «Questo sì che è un giocatore!». Quando il commissario di polizia dell’aeroporto di Ciampino scopre che cronisti e fotografi sono lì ad aspettare Julinho, comincia a sciorinarne le imprese calcistiche, a partire dal gol segnato all’Ungheria nei campionati del mondo del 1954 con il suo Brasile. A raccontare l’arrivo in italia di Julio Botelho, il grande Julinho, è la "Nazione" del 4 agosto 1955 con un articolo di Giorgio Capuano. Dopo molte ore di viaggio (era partito alle 14 del giorno precedente) il 26enne Julinho arriva a Ciampino nella serata del 3 agosto, pronto a trasferirsi ad Abbadia San Salvatore, nel ritiro della Fiorentina allenata da Fulvio Bernardini, che tanto aveva voluto Julinho in viola.

Quindi, l'arrivo a Firenze e le tre fantastiche stagioni in viola. Julinho è rimasto nel cuore di Firenze, ma anche Firenze è rimasta nel cuore di Julinho: «Quando ero in Italia — racconterà anni più tardi — soffrivo per la nostalgia della mia famiglia e di Penha (il quartiere di San Paolo dove era nato e dove tutt’ora vivono i figli, ndr). Quando sono tornato in Brasile soffrivo per la nostalgia degli amici che avevo a Firenze».

Sessant'anni fa, dunque, il campione brasiliano arriva in Italia per vestire la maglia viola, preceduto da una fama straordinaria che confermerà in pieno nei tre anni alla Fiorentina.

Già, perché proprio Julinho sarà uno dei maggiori artefici del trionfale campionato 1955/1956 quello del primo scudetto viola, una stagione indimenticabile, vissuta giusto sessant’anni fa e sempre nel cuore dei tifosi viola, anche di chi oggi è un ragazzino e del primo scudetto ha sentito qualche racconto dai nonni. Capuano definisce Julinho «un Ghiggia cresciuto di statura, irrobustito fisicamente», forse non un paragone graditissimo per un brasiliano visto che proprio Alcides Ghiggia (scomparso pochi giorni fa) nei mondiali in Brasile del 1950 aveva segnato il gol decisivo del successo in finale dell’Uruguay contro i “verdeoro”, scatenando una tragedia nazionale per i padroni di casa.

Comunque, Julinho arriva stanco dal viaggio, ma cordiale e sorridente: «Sono felice –dice nella sua prima dichiarazione– molto contento di venire a giocare in Italia. Dei giocatori della Fiorentina ho sentito parlare soltanto di Virgili. Gli altri compagni di squadra li conoscerò molto presto». Tra questi, infatti, conoscerà molto presto anche Miguel Montuori (che arriva in Italia pochi giorni dopo Julinho), altro grande campione sudamericano con il quale formerà una straordinaria coppia di talento. Sessant’anni fa, tra gli arrivi a Ciampino dal Sudamerica e il lavoro ad Abbadia San Salvatore nasceva la Fiorentina del primo scudetto, quella sconfitta ingiustamente dal Real Madrid in finale di Coppa Campioni. Quella targata Julinho. Su di lui Capuano è facile profeta: «Ha vestito 22 volte la maglia nazionale brasiliana e ora, a Firenze, darà spettacolo».

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