Martedì 16 Aprile 2024

Maxievasione sul gasolio, perquisizioni in tutta Italia

L'indagine, nata dalla Procura di Prato, ha il suo epicentro tra Calenzano e Livorno. Ventotto indagati, compresi dipendenti dell'Eni e pubblici ufficiali

Un auto della Guardia di finanza (Ansa)

Un auto della Guardia di Finanza.

Prato, 25 novembre 2014 - Duecento uomini impegnati su tutto il territorio nazionale per un'operazione della polizia tributaria della Guardia di finanza che ha il suo epicentro in Toscana ma che riguarda anche Liguria, Lombardia, Sardegna e Lazio. Al centro delle perquisizioni le indagini sulla fornitura e la commercializzazione di gasolio con un'evasione delle accise ipotizzata per milioni di euro che si realizzava grazie, secondo le accuse, all'alterazione e alla manomissione dei sigilli e della misurazione del carico, simulando quantitativi inferiori a quelli realmente trasferiti.

Il provvedimento di perquisizione è stato firmato dal Procuratore della Repubblica facente funzione di Prato, Antonio Sangermano, competente sul territorio di Calenzano, una delle realtà coinvolte al pari di Livorno, dove si trova la raffineria Eni al centro delle indagini. A Calenzano si trova invece il deposito fiscale. In tutto sono 28 le persone indagate, diciotto delle quali oggetto di perquisizione: sedici dipendenti di società operanti nel settore petrolifero, alcuni dei quali dipendenti di Eni, cinque pubblici ufficiali (tre dipendenti dell'ufficio metrico della Camera di Commercio di Firenze e due dipendenti dell'ufficio doganale), sette dipendenti di aziende produttrici e distributrici di strumenti di misurazione, di hardware e software.

Secondo l'ipotesi investigativa, nel periodo 2008-2014 ingenti quantitativi di gasolio sono stati sottratti all’accertamento e al pagamento delle accise per diversi milioni di euro grazie alla manomissione e all'alterazione dei sigilli dei misuratori fiscali nelle cosiddette “baie di carico” del deposito.  Tra le contestazioni, a vario titolo, l’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità indeterminata di reati quali l’appropriazione indebita aggravata, la sottrazione di prodotti energetici al pagamento dell’imposta, alla alterazione di strumenti di misurazione dell’erogazione di prodotti petroliferi e di rimozione dei sigilli prescritti e apposti dall’amministrazione finanziaria, nonché alla frode in commercio. Le indagini sono in corso e per niente secondario sarà individuare dove finissero i denari sottratti al fisco.

Dal canto suo Eni "sta fornendo la massima collaborazione alle autorità giudiziarie" riguardo alle indagini in corso da parte della Procura di Prato "relative a ipotesi di asserita sottrazione di prodotto in danno di Eni da parte di dipendenti Eni e terzi presso la Raffineria di Livorno e il deposito di Calenzano, con conseguente mancato pagamento di accisa". Lo afferma Eni in una nota. "Nel 2011, in seguito ad alcuni sviluppi nelle indagini della Procura di Prato, Eni - prosegue il comunicato - aveva già preso dei provvedimenti gestionali nei confronti di alcuni dei dipendenti che oggi risultano citati nel provvedimento dell'autorità giudiziaria. Eni ha avviato nuove indagini interne, dei quali esiti terrà aggiornata costantemente la Procura".