La sfida dei 'sì'

L'editoriale

Pierfrancesco De Robertis

Pierfrancesco De Robertis

Firenze, 25 settembre 2016 - FACILE preservare le mani pulite tenendole in tasca, più complicato conservarle immacolate usandole. Ma a quel punto, viene da chiedersi, a che cosa servono le mani? La sfida della politica e di quanto accaduto in settimana con il NO grillino ai giochi olimpici è tutta qui, in questa apparente semplificazione che schematicamente ci mostra i limiti di una scelta dettata non da un giudizio più o meno legittimo sull’utilità di un’opera pubblica, quanto sulla paura di sprechi e ruberie insiti in operazioni e investimenti di questo tipo.

La scelta della sindaca Raggi per di più non è avvenuta a caso, al di là del fatto che è stata calata dall’alto della Grillo/Casaleggio&associati, ma rientra perfettamente in quella cultura anti-sviluppista di cui si nutre buona parte del mondo e dell’elettorato grillino, quella cultura che rifiuta il progresso e lo sviluppo perché incapaci e impauriti di gestirlo.

UNA SCELTA che senza accorgersene confessa a priori la propria inadeguatezza. La politica è fatta per governare i processi di cambiamento non per sfuggirli, come è fatta per combattere la corruzione e i furti, non per eliminare alla fonte i soldi da rubare. E quando si buttano via opportunità di investimenti, posti di lavoro, ammodernamento di strutture e di infrastrutture in nome non di un progetto alternativo di sviluppo, ma semplicemente di un timore - magari fondato - che tanti soldi vadano sprecati, beh, allora era forse il caso di andare a fare un altro mestiere. (Peraltro: se si ha paura di non saper gestire un processo di questo tipo in una città, come si può pensare di farlo un domani a livello nazionale?) È chiaro, dire NO a tutto è molto più facile, e nell’immediato evita molte scocciature. La maggior parte di noi vive in una terra, la Toscana, che dei NO ha spesso fatto la sua ragion d’essere, e quando fu pronunciato l’ultimo no al tunnel di sottoattraversamento della Tav a Firenze questo giornale mise in evidenza la lunga serie di veti incrociati che avevano bloccato la regione da venti anni a questa parte. NO, quelli toscani, pronunciati non per inanità o deresponsabilizzazione modello grillino, quanto per una innata tendenza alla rissosità tra istituzioni diverse. Tipico vizio toscano. Ma la sostanza alla fine è la medesima, e mette in evidenza la stessa inconcludenza e mancanza di responsabilità della politica. Classe dirigente vecchia e nuova paiono in questo appaiate e solo uno scatto in avanti, che tenga insieme coraggio, visione, voglia di rischiare e di uscire dai luoghi comuni possono permettere al nostro Paese quel salto di qualità che serve. Perché se la mani sono pulite ma restano in tasca non servono a nulla.

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