Le toghe a prescindere

L'editoriale del direttore Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze, 29 marzo 2015 - Dunque, ricapitoliamo. Almeno per sommi capi, e stando solamente agli ultimi fatti scorsi sui titoli delle cronache. Per ultima c’è stata venerdì sera la sentenza Meredith, che ha decretato l’incapacità di rendere giustizia alla famiglia di una povera ragazzina inglese assassinata a Perugia otto anni fa, mandando assolti i due principali indiziati mentre il loro presunto complice era stato condannato per omicidio «in concorso con altri»; tre giorni prima ad alzare bandiera bianca era stata stata la magistratura napoletana, che nell’inchiesta di Calciopoli si era vista sbugiardata sempre dalla Cassazione per i tempi della prescrizione, tempi che i pm conoscevano e che non sono stati capaci di rispettare mentre sono stati bravissimi nel rovinare la vita e la carriera a gente che poi è uscita completamente pulita (gli arbitri Bertini e Dattilo). Il tutto mentre sappiamo che ci sono procure che nonostante aver sbattuto contro il muro della legge, di altri magistrati (ed è tutto dire) e del buonsenso continuano la loro guerra al mondo.

Pensiamo all’inchiesta «Ruby-ter», un nome minaccioso che ricorda brutti fantasmi (Moro-ter, Moro-quater) e di cui invece continuano a emergere liquami che arrivano non si sa come ai giornali, tipo la notizia che anche nello scorso dicembre Silvio Berlusconi aveva ospitato a casa sua la maggiorenne Ruby, come se ospitare qualcuno a casa propria configurasse chissà quale reato; oppure, sempre in tema di pm spacca-tutto, la famosa procura di Trani, che un paio di settimane fa era tornata a prendere di mira Standard & Poor’s, agenzia di rating internazionale che come noto ha sede a Trani.

Il quadro dipinto è sommario, e ne chiediamo venia, ma inquietante. Perché è vero che fare indagini e processi è difficile, che inevitabilmente qualche innocente ci finisce sempre di mezzo, che le carenze del sistema giudiziario non sono solo imputabili ai magistrati (inquirenti e giudicanti), ma insomma, è mai possibile che per mancanze, inadeguatezze, incapacità, nessuno, in termini di carriera, paghi? Perché per esempio non chiedere conto dell’operato, in modo che ne risultino valutati professionalmente, a pm come quelli di Napoli che hanno messo a ferro e fuoco l’Italia, speso milioni su milioni per intercettazioni, pedinamenti, processi e non sono venuti a capo di niente?

Perché fare come se niente fosse, e ci riferiamo al caso Meredith, con gente che non ha saputo aprire una luce sull’assassinio efferato di una ragazzina, incastrando solo uno dei colpevoli nonostante che degli altri siano state trovate sul luogo del delitto tracce su tracce? E’ troppo chiedere che la politica, e il Csm, non si girino dall’altra parte e dopo la blanda riforma sulla responsabilità civile dei magistrati abbiano il coraggio di affrontare il tema degli avanzamenti di carriera delle toghe legandoli in qualche modo al lavoro svolto, per risolvere un problema che a questo punto non si chiama giustizia ma giudici?

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